Categoria: Ansia, Paure, Fobie

27.04.09

Conseguenze della trappola dell'abbandono

01:03:10, Aree di intervento: Ansia, Paure, Fobie  

Come si comportano le persone che presentano la trappola dell'abbandono?

1) Resa Alcune persone possono scegliere patner poco disponibili e imprevedibili perchè sono già impegnati affettivamente, lavorano molto, abitano lontano, non desiderano impegnarsi, soffrono di depressione.

2) Evitamento Chi presenta la trappola dell'abbandono, può utilizzare uno stile di coping di evitamento per paura di essere abbandonata: Alessia evita gli uomini, rifiuta ogni loro invito e trascorre il suo tempo libero da sola o con le amiche.

Alessia ha instaurato e mantiene un circolo vizioso che la porta alla solitudine e alla sofferenza: sentendosi sola tende a mangiare per consolarsi, con conseguente aumento del peso. Essere in sovrappeso le offre il vantaggio di non piacere ed interessare agli uomini. Evita, così, qualsiasi tipo di relazione per paura di soffrire e di essere abbandonata, ma rimane in uno stato di solitudine e sofferenza che la porta a mangiare in modo eccessivo.

3) Ipercompensazione Siete gelosi, possessivi, ossessionati dalla paura di perdere il vostro patner e alla fine sentendosi soffocato tende realmente a lasciarvi.

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06.02.08

Perchè mio figlio va male a scuola?

Perchè mio figlio va male a scuola?

Alla base degli insuccessi scolastici ci possono essere tantissime cause:

1)RITARDO MENTALE è comprensibile che se il bambino presenta un ritardo mentale avrà difficoltà nel rendimento scolastico. In questo caso è importante rivolgersi allo psicologo del proprio territorio per diagnosticare attaverso il colloquio, l'osservazione e la somministrazione di test specifici la presenza e la gravità del disturbo. Solo, così, l'interessato potrà ricevere le cure più adeguate.

2)E'importante escludere eventuali DIFFICOLTà SENSORIALI. Domandiamoci e verifichiamo se il bambino vede e sente bene.

3)Il bambino ha frequentato regolarmente la scuola? A volte può capitare che per svariati motivi: problemi di salute, traslochi, ansia, ... ci siano state troppe assenze, per il bambino è indietro nel programma scolastico. In questi casi è importante recuperare.

4)Il bambino ha vissuto o vive situazioni familiari che possono creare disagio e sofferenza?

La nascita di un fratellino, separazione dei genitori, traslochi, malattia o morte di un parente,.... Probabilmente il bambino sta soffrendo per la situazione che vive e ciò si ripercuote negativamente sull'attenzione, concentrazione, interesse e motivazione allo studio.
In questi casi è importante sostenere psicologicamente il bambino affinchè impari a superare l'esperienza che sta vivendo.

5)Il bambino presenta disturbi specifici dell'apprendimento scolastico: dislessia, disgrafia, discalculia e difficoltà nella comprensione del testo.

In questi casi occorre rivolgersi ad uno psicologo con esperienze specifiche nel settore:

- verranno somministrati test di intelligenza per escludere ritardi cognitivi
- verranno somministrati test standardizzati per rilevare l'eventuale presenza e la gravità dei distrurbi specifici dell'apprendimento
- l'intervento riabilitativo sarà rivoltò alla difficoltà rilevata, utilizzando CD e materiale specifico.
- particolare attenzione sarà rivoltà alle emozioni, all'autostima e al contesto familiare e sociale del bambino. Se il bambino ha accumulato insuccessi scolastici, nonostante l'impegno iniziale, potrebbe demotivarsi ed abbattersi.

6)Il bambino è introverso, insicuro, pauroso, ha problemi di ansia?

Questi aspetti possono ridurre o bloccare il rendimento scolastico. E' importante rivolgersi ad uno psicologo che attui un programma pratico, specifico e riabilitativo sulle difficoltà elencate.

7) Il bambino ha un buon metodo di studio? Studia in modo costante? E' motivato? Si pone obiettivi e tende a raggiungerli?

8) Quali sono le aspettative dei familiari nei confronti della scuola? Si aspettano troppo? Tendono a premiare il bambino quando raggiunge buoni risultati? Non si aspettano nulla, la scuola non è molto importante? Il bambino è seguito dai familiari o vi è una situazione di trascuratezza?

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16.12.07

Ansia da separazione

23:35:35, Aree di intervento: Ansia, Paure, Fobie, Fobia Sociale  

Non vuole andare a scuola

Fabio ha tredici anni, la mattina si lamenta spesso di avere mal di testa, mal di pancia e non vuole andare a scuola.

Il medico non riscontra problemi fisici, ma il ragazzo continua a lamentarsi ed esprime il desiderio di rimanere a casa.

I genitori sono confusi: a volte lo accontentano, altre volte gli impongono di lavarsi, vestirsi per andare a scuola.

Quando Fabio rimane a casa, appare sereno, tranquillo, svolge le sue attività e non si lamenta. Se viene accompagnato a scuola piange, non vuole scendere dalla macchina, deve essere preso con la forza ed accompagnato all’interno della classe.

Facciamoci un po’ di domande per capire bene la situazione, al fine di intervenire correttamente.

Da quanto tempo Fabio chiede di non voler andare a scuola?
Ci sono cambiamenti, difficoltà o problemi a scuola?
Fabio ha litigato con i compagni, teme qualche insegnante?
Qual è il suo rendimento scolastico?
Tendenzialmente Fabio ha difficoltà nell’affrontare le situazioni di vita quotidiana, tende ad evitare e preferisce rimanere a casa?
Ci sono cambiamenti a livello familiare, che possono aver creato disagio nel ragazzo?

E’ importante parlare con il ragazzo e con gli insegnanti per avere maggiori informazioni.
Dai colloqui, non emergono importanti difficoltà scolastiche, Fabio è un ragazzo intelligente, studia ed ottiene discreti risultati, ha, inoltre, un buon rapporto con i compagni e con gli insegnanti. Emerge un po’ di disagio quando entra in classe: per circa mezz’ora è taciturno, ha gli occhi arrossati per il pianto, preferisce rimanere da solo, dopo di che ritorna sereno e svolge le sue attività senza problemi.

Dal colloquio con i genitori emerge che durante l’inserimento alla scuola materna e alle elementari, Fabio piangeva, preferiva rimanere a casa e spesso veniva accontentato. Solitamente ha difficoltà quando deve iniziare un’attività nuova, teme di non essere capace, all’altezza della situazione e piange. I genitori lo accompagnano, lo aiutano, se possono si sostituiscono a lui, invece di incoraggiarlo a provare. Quando insistono affinché Fabio affronti una situazione nuova, il ragazzo prova disagio iniziale, ma poi riesce bene. Fabio ama rimanere a casa, gioca con la play station, si collega ad internet. Si sente tranquillo e protetto quando è a casa con i suoi genitori.

Come intervenire?

Fabio e i suoi genitori devono capire che non affrontare le difficoltà temute non sarà sicuramente di aiuto, ma peggiorerà la situazione.

Evitare permette al ragazzo di stare bene al momento, ma a lungo andare rischia di evitare sempre più situazioni e si convincerà di non essere in grado di cavarsela da solo senza i genitori. Fabio deve andare a scuola tutte le mattine. Anche se i genitori faticano e devono imporsi con fermezza, sanno che il figlio superato l’impatto iniziale appare sereno e contento di andare a scuola e in generale svolge bene le varie attività.

Gioca un ruolo importante la coerenza e la continuità dell’intervento genitoriale: tutte le mattine il figlio andrà a scuola. L’incoerenza confonde il ragazzo stesso il quale riceve messaggi diversi ed ambivalenti ad una stessa richiesta fatta in giorni diversi.

In generale, Fabio dovrebbe essere incoraggiato e subito premiato per aver affrontato una situazione temuta, che avrebbe evitato. Le sue preoccupazioni e dubbi devono essere vissute non come verità assolute, ma come ipotesi da verificare personalmente e direttamente.

Fabio tende ad anticipare negativamente le situazioni:
“Ce la farò?,
Sarò capace?
Cosa mi chiederanno?
Ingigantisce gli eventi e tende a vedere sempre risultati negativi: “Sicuramente andrà male, non ricorderò nulla, ...”.

Tutte le volte che Fabio riuscirà ad affrontare una situazione sarà per lui una vittoria importante che andrà a rinforzare la stima di se stesso e smantellare la convinzione di non essere abbastanza capace.

Quando è importante richiedere l'intervento di uno psicologo?

- quando il ragazzo prova intensi livelli di ansia: dovrà, infatti, imparare tecniche per la gestione dell'ansia, tecniche cognitive e comportamentali per gestire i pensieri negativi e le preoccupazioni.

- quando i genitori desiderano non gestire da soli tale situazione.

- quando il ragazzo evita le situazioni: imparerà ad affrontare gradualmente le situazioni vissute con disagio o completamente evitate.

- quando il ragazzo ha poca autostima e considerazione di se

- quando il ragazzo presenta paure e fobie.

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26.07.07

Che differenza c'è tra ansia e paura?

14:04:36, Aree di intervento: Ansia, Paure, Fobie  

Preoccuparsi è una reazione normale della vita quotidiana.

Sarà capitato a tutti di aver avuto paura per problemi sul lavoro, per la salute e l’educazione dei figli, spese da pagare, discussioni familiari, scelte da valutare o semplicemente pensieri che condizionano le nostre notti.

L’ansia fa parte della vita di tutti i giorni.

In generale, l’ansia e la paura sono molto simili: il sentimento di paura (dal latino “pavor”) è una normale risposta ad una minaccia sia essa immaginaria o reale; l’ansia (dal latino anxius, che significa preoccupato rispetto ad un evento incerto e da una radice greca che significa “spingere forte” o “strangolare”) è la preoccupazione per le piccole attività che dobbiamo portare a termine.

L’ansia e la paura a livelli moderati possono risultare utili, permettendoci di reagire tempestivamente di fronte a un pericolo e mettendoci in allerta di fronte ad una situazione difficile. La preoccupazione per l’esame, che dobbiamo sostenere, ci stimola a studiare, di fronte ad un problema cerchiamo la soluzione migliore.

Se l’ansia, la preoccupazione e la paura sono molto intense possono ostacolare qualsiasi prestazione e bloccarci.

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Starbene: mente-corpo

Dott.ssa Maria Narduzzo
Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Terapeuta EMDR
Docente dell'Istituto Watson
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