Mio figlio fa i dispetti, provoca, non la smette e noi ci sentiamo esasperati
Potrei fare centinaia di esempi concreti per evidenziare il comportamento di mio figlio:
1 Dopo aver apparecchiato, sono andata nella stanza dei miei figli. Io e Luca ci siamo messi a disegnare. Ho invitato diverse volte Alessandro a sedersi vicino a noi per disegnare, ma non mi ha neanche risposto. Dopo pochi minuti Alessandro è andato in cucina, ha preso due piatti ed ha iniziato a batterli uno contro l'altro.
In quel momento ero infastidita dal suo comportamento e più sentivo il rumore dei piatti che si toccavano l'uno contro l'altro e più il mio sangue ribolliva. Ho cercato di ignorare, continuando a disegnare.
Dopo un pò, Alessandro è entrato nella cameretta e mi ha chiesto se avessi sentito il rumore che aveva fatto. Ho cercato di ignorare la domanda e l'ho invitato, prendendolo per la mano, a disegnare con noi.
Siamo stati bene e la mezz'ora prima della cena è trascorsa in modo piacevole.
Cosa sarebbe successo se fossi andata in cucina e lo avessi sgridato? Probabilmente avrei soddisfatto il suo desiderio di irritarmi, anche a costo di essere sgridato.
2. Una sera eravamo tutti nella cameretta dei nostri figli, mio marito stava leggendo un libro per ragazzi. Era un momento bello, tutti insieme. Luca ascoltava con attenzione, Alessandro girovagava per la stanza. Lo abbiamo chiamato per stare con noi, ma lui niente andava avanti e indietro. Ad un certo punto ha aperto il cassetto del fratello ed ha iniziato a buttare per aria i giocattoli. Si girava verso di noi per vedere se lo stessimo guardando ed ogni tanto richiamava l’attenzione del fratello, chiamandolo per nome.
Ho dato un’occhiataccia a Luca come per dire fai finta di niente e stai fermi li dove sei. Abbiamo cercato di non rispondere al dispetto di Alessandro, che alla fine si è arreso all’evidenza.
Non è facile! A volte ci si sente messi alla prova e sfidati. Soprattutto sono dispiaciuta per il fatto che in quei momenti noi siamo per loro. Riesco ad ignorare se ovviamente il suo comportamento non mi sembra pericoloso per lui e per gli altri.
Quando esagera intervengo, cerco di parlare con un tono di voce calmo e tranquillo e se serve lo punisco.
Ho adottato un metodo che mi aiuta: mi parlo, dandomi delle istruzioni: stati calma, stai tranquilla, non urlare, spiega con un tono della voce basso. A volte esco dalla stanza per non intervenire bruscamente.
La cosa che mi da più forza è il pensiero che lui soffre, sta male, ricerca la nostra attenzione, anche se in modo negativo. La nascita della sorellina, la presenza di suo fratello, potrebbe essere vissuto ai suoi occhi come una mancanza di uno spazio tutto suo. Mi da l’idea di un bambino che pur ricevendo 100, voglia 150.
Ogni tanto, il sabato pomeriggio io e mio marito ci separiamo portandoci con noi un bambino, proprio per offrire uno spazio individuale all’interno del quale ridere, parlare e giocare senza la presenza degli altri componenti della famiglia.
3. Ricordo con tanta stanchezza le prime volte che allattavo al seno Claudia. Alessandro arrivava con l'intento di disturbare e portare l'attenzione su di se.
Una volta è andato sotto il lettone cantava a voce alta e con i piedi batteva contro la rete. Un’altra volta è salito in piedi sul letto e saltava a più non posso. Mi sentivo stanca e sfinita: tre bimbi, la casa, il sonno arretrato e il fastidio che in quel momento ho provato per il comportamento di mio figlio. Quasi mi stupissi e pretendessi la sua comprensione e il suo silenzio. Mi stavo per alzare dal letto per rimproverarlo, ma mi ha fermato il pensiero che in quel momento lui provasse gelosia per la sorella, come se lui volesse essere al suo posto. Probabilmente il suo star male lo esternava con la sua irruenza e con il suo disturbo. A quel punto mi è venuto spontaneo prenderlo per la mano, portarlo sul lettone ed abbracciarlo, mentre allattavo la sorella. E’ stato bello stringerli a me.
Ho capito che con mio figlio non servono le sculacciate, le punizioni e le lavate di testa, per eliminare i suoi comportamenti dispettosi e provocatori.
Anzi, la situazione peggiora, degenera: è capace di rispondermi “tanto non mi hai fatto nulla”, “non mi fai male”, “non importa se mi hai tolto il gioco”, anche in questi casi le sue risposte sono finalizzate a sminuire e a provocare ulteriormente. E’ chiaro che le regole le rispetta, non fa quello che vuole.
Ho sperimentato che le coccole, i baci, le attenzioni sulle cose belle che fa, i nostri spazi individuali e l’ignorare le provocazioni sono state utilissime.
A distanza di circa un anno il nostro è ritornato un bellissimo rapporto.
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Dott.ssa Maria Narduzzo
Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Terapeuta EMDR
Docente dell'Istituto Watson
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