Quali sono gli errori cognitivi di una persona depressa, che condizionano i suoi pensieri ed i suoi modi di ragionare?
DEDUZIONE ARBITRARIA
La persona depressa giunge ad una determinata conclusione in asseza di prove che la sostengono. "Non mi ha telefonato perchè non gli interesso più"
ASTRAZIONE SELETTIVA
Tale errore consiste nel concentrarsi su un particolare, ignorando aspetti più importanti della stessa situazione. Filtri la realtà quando pensi solo ai tuoi punti deboli e trascuri i tuoi punti di forza.
GENERALIZZAZIONE ECCESSIVA
La persona depressa giunge ad una conclusione sulla base di uno o più episodi isolati ed applica poi tale concetto ad altre situazioni. "Sono stato bocciato una volta, mi bocceranno sempre". Fai attenzione a quanto spesso usi parole come sempre, mai, tutti, tutto, nessuno, niente. Chiediti se la situazione è davvero così estrema.
INGIGANTIRE, CATASTROFIZZARE
Vi è la tendenza ad enfatizzare i propri sbagli e gli errori commessi, in modo esagerato. "Non potrebbe andare peggio di così", "E' terribile, insopportabile, irrimediabile", "E' una catastrofe".
MINIMIZZARE
La persona depressa tende a non considerare o a svalutare le proprie abilità e capacità ed in generale se stesso."Questo compito era facile, ci sarebbe riuscito anche un bambino".
PERSONALIZZAZIONE
Tale errore cognitivo si riferisce alla tendenza della persona depressa a porre gli eventi esterni in relazione a se stesso. Soprattutto egli si ritiene la causa degli eventi negativi. "E' colpa mia se il nostro matrimonio è finito", "Sono io che gli ho rovinato la vita", "E' arrabbiato per colpa mia".
PENSIERO ASSOLUTISTICO, DICOTOMICO
La persona depressa, a causa di tale errore cognitivo, tende a collocare tutte le sue esperienze in due categorie opposte: perfetto-difettoso, capace-incapace, santo-peccattore, bianco-nero. Chi ragiona così, se subisce un furto, può concludere che il mondo è un posto sempre insicuro o che non ci si può fidare.
LEGGERE LA MENTE, INTERPRETARE
La persona depressa tende a dare per scontato cosa pensa un altro senza chiederlo a lui direttamente. "Sono sicura che pensa che sono noioso e non vuole invitarmi più".
PENSARE CHE ORMAI è TROPPO TARDI PER CAMBIARE
Pensa a quante volte ti sei detto questa frase in passato, mentre ora ti rendi conto che allora eri ampiamente in tempo per cambiare. Andare dietro a questa frase comporta sfiducia e rende alla fine difficile il cambiamnto, ma nella vita è importante mettersi in discussione, darsi delle opportunità, rimettersi in gioco. Non è maai troppo tardi.
La distimia non ha un esordio netto o riconducibile ad un periodo identificabile con precisione.
A differenza della depressione maggiore, nella distimia non si riscontra una frattura del continum psicologico: il paziente non riferisce, infatti, un periodo precedente in cui stava bene, ma sostiene di essere così da tanto tempo e riconosce il suo malessere come parte integrante del proprio modo di essere, un aspetto del suo carattere.
Possiamo distinguere la distimia, con esordio prima dei 21 anni, da una distimia tardiva che si stabilisce in età più avanzata.
Alcuni autori in letteratura mettono in discussione l’esistenza delle forme tardive, secondo i quali rappresentano, invece, quadri clinici che giungono solo tardivamente all’osservazione clinica oppure forme di depressione maggiore cronicizzata con una sintomatologia non grave.
Alcune persone possono manifestare un singolo episodio di disturbo depressivo maggiore nel corso della loro vita, con un completo ritorno al funzionamento premorboso.
Viene stimato, però, che una percentuale che va dal 50% all’85% delle persone che hanno vissuto un tale episodio avrà un altro episodio depressivo, in questi casi, verranno soddisfatti i criteri per il disturbo depressivo maggiore ricorrente.
Le persone con disturbo depressivo maggiore sovrapposto a distimia hanno maggiore probabilità di avere episodi ricorrenti di disturbo depressivo maggiore, rispetto a quelli senza distimia.
Tra i 20 e i 30 anni esordisce la maggior parte dei disturbi depressivi maggiori, anche se il disturbo può cominciare a qualsiasi età.
I sintomi del disturbo depressivo maggiore si sviluppano tipicamente nel corso di alcuni giorni o settimane.
I sintomi prodromici, inclusi ansia generalizzata, attacchi di panico, fobie o sintomi depressivi che non raggiungono la soglia diagnostica, possono manifestarsi alcuni mesi precedenti.
Tuttavia, in alcuni casi, un disturbo depressivo maggiore può svilupparsi improvvisamente (per esempio, quando è associato ad un grave stress psicosociale).
Anche la durata di un episodio depressivo maggiore è variabile. Tipicamente, l’episodio, se non è trattato, dura 6 mesi o più.
Il tono dell’umore basso costituisce il sintomo principale che comporta poi tutti gli altri. Si tratta di una vera e propria tristezza. La persona con distimia si preoccupa e prova tristezza e sconforto per stimoli minimi o in modo sproporzionato agli eventi negativi, tende ad avere una visione negativa di sé e della vita e trae poco piacere dagli stimoli esterni.
Un altro sintomo primario è l’anedonia anche se non si presenta in forma così marcata come nella depressione maggiore: il distimico può provare piacere, ma ciò non è sufficiente a cambiare l’umore triste di fondo.
La persona distimica tendenzialmente è ansiosa, tende, infatti, a preoccuparsi eccessivamente.
Anche nella distimia si possono presentare disturbi cognitivi, che sono secondari all’abbassamento del tono dell’umore: affaticabilità mentale con difficoltà di concentrazione e di memorizzazione, difficoltà nel prendere decisioni, scarsa stima di sé e senso d’inadeguatezza.
Possono essere presenti sfumate idee di colpa, preoccupazioni economiche ed ipocondriache.
Come in tutti i depressi, anche il distimico può avere idee di morte. Il rischio di suicidio è più elevato rispetto alla popolazione generale, ma meno elevato rispetto alla depressione maggiore.
La persona avverte variazioni dell’appetito: ad esempio poco appetito, astenia, alterazioni del ritmo sonno-veglia, con difficoltà nell’addormentamento o presenza di multipli risvegli notturni, diminuzione del desiderio sessuale.
Nella distimia si osservano gradi diversi di compromissione del funzionamento psicosociale che non raggiunge i livelli di interferenza che si possono osservare nella depressione maggiore o nel disturbo depressivo ricorrente.
Possiamo dire che la persona che soffre di distimia presenta più o meno gli stessi sintomi di una persona che soffre di depressione maggiore, ma essi sono meno intensi e meno invalidanti.
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Dott.ssa Maria Narduzzo
Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Terapeuta EMDR
Docente dell'Istituto Watson
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