Perché le regole sono importanti?
Se gli adulti non stabiliscono e non comunicano le regole, come fa il ragazzo a sapere cosa si aspettano da lui, come si deve comportare?
Le regole come dice il termine stesso regolano il comportamento di una persona e prevengono molti problemi.
Quando rincasiamo togliamo le scarpe e le riponiamo in un luogo adatto e non per terra o sotto il tavolo, quando indossiamo il pigiamo, gli indumenti usati li riponiamo dentro l’armadio se puliti o nel cesto della biancheria sporca. I giocattoli vengono usati, ma poi riposti. A tavola si mangia rimanendo seduti e non ci si alza continuamente, per fare un giro, una capriola sul divano per poi tornare a tavola mettere in bocca un altro pezzo di carne e ripetere il giro nella stanza.
Le regole non servono per togliere spontaneità al bambino e nessuno vuole modificare la sua personalità.
Le regole sono utili e necessarie per emettere il comportamento più adeguato nelle diverse circostanze. Dopo di che è giusto che il bambino giochi, si diverta dando spazio alla propria fantasia e creatività.
Chiediamo al bambino di comportarsi in un determinato modo e poi non ci ricordiamo di premiarlo per aver rispettato la regola, lo diamo per scontato. Probabilmente perché pensiamo che sia un suo dovere. Ma non è così. Siamo pronti a sottolineare i suoi sbagli, ma non comunichiamo al bambino che ha rispettato la regola, non rinforziamo positivamente i suoi comportamenti ed i suoi sforzi.
Ecco che è importante comunicare al bambino cosa deve e non deve fare, in modo chiaro e semplice. Dopo di chè, ricordiamoci di premiare il bambino nel momento in cui ha emesso il comportamento atteso "bravo, sono contenta", "hai fatto un bel lavoro", "hai sistemato i tuoi giochi, bravo". Il bambino si sentirà gratificato ed aumenteremo la probabilità che nel futuro emetta di nuovo il comportamento positivo.
Come si deve comportare un genitore?
Sicuramente è importante un certo equilibrio tra l’essere eccessivamente indulgenti e la eccessiva rigidità.
E’ importante distinguere il capriccio dai bisogni, desideri, gusti del bambino e rispettarli, in quanto anche lui è una persona.
E' importante comunicare con i nostri figli ed ascoltarli attentamente.
Stabilire ache poche regole, ma farle rispettare con fermezza ed in modo costante. Se è "no", è "no" e non deve diventare un "si" per stare tranquilli. La coerenza è fondamentale.
Non dobbiamo avere paura di perdere l'amore dei nostri figli se li rimproveriamo o gli impediamo di fare qualcosa che reputiamo sia giusto che lui non faccia. Lo stiamo aiutando a crescere!!
Premiamo i nostri figli quando rispettano le regole, non diamo tutto per scontato. I premi non devono essere necessariamente tangibili: soldi, gormiti, figurine, ... A volte un abbraccio, un bacio, dire "bravo", sono premi importanti.
Dedichiamo tempo ai nostri figli per parlare e giocare.
Perché per alcuni genitori è difficile imporsi con fermezza, porre dei limiti e far rispettare le regole?
1 Genitori passivi
A volte, per alcuni genitori il non riuscire a dire di no rappresenta la caratteristica tipica di uno stile educativo passivo, una loro difficoltà nella vita di tutti i giorni, nei diversi contesti e con le persone con cui interagiscono.
Sono dispiaciuti nel vedere il loro figlio piangere, temono di farlo soffrire e il dire no li fa stare fare, gli fa provare sensi di colpa. Provano imbarazzo, disagio di fronte alle altre persone che assistono alle scenate del figlio, per cui alla fine cedono ed accontentano.
I no, in realtà sono dei "ni" che nel giro di pochi minuti si trasformano in "si"
2 I bambini tanto attesi
Michele, figlio unico, è nato dopo 10 anni di matrimonio. I genitori sostengono che non c’è nulla di male accontentare il loro piccolo quando esprime un desiderio. Michele piange in continuazione per ogni minima cosa. I compagni non lo fanno andare sull’altalena, lui piange e chiede alla mamma di andare subito a casa. La madre lo abbraccia, lo bacia e lo accontenta. Michele piange quando vuole il gelato, piange se qualcuno tocca i suoi giochi, piange perché vuole giocare al calcetto e piange se non vince. Insomma un pianto continuo e penetrante. A scuola e ai giardinetti non è più un piacere giocare con Michele, i bambini tendono ad allontanarlo e spesso lo prendono in giro, chiamandolo frignone.
I bambini molto cercati e desiderati che arrivano dopo tanti anni di matrimonio, magari dopo esperienze dolorose di aborto, cure ormonali, spesso sono iperaccontentati ed iperviziati.
Voler bene ad un figlio, vuol dire dirgli sempre di si, accontentandolo continuamente?
Michele crescendo sbatterà la faccia contro la vita reale e imparerà a sue spese che vi sono persone disponibili, tolleranti e pronte ad aiutarlo, ma altre che pretendono un comportamento più adeguato e il giusto rispetto delle regole. Bambini come Michele crescendo, rischiano di tollerare molto poco le insoddisfazioni e le frustrazioni che la vita può riservare.
Come si sarebbe potuta comportare la madre?
Uno dei compiti dei genitori riguarda l’insegnare le regole ai propri figli. Far vincere le partite di calcetto, può andar bene quando il figlio è piccolo, ma crescendo è importante che lui capisca che nel gioco, così come nella vita di tutti i giorni, esistono delle regole da rispettare. La madre avrebbe potuto dire “E’ bello vincere, ma non sempre è possibile. A volte si vince, ma si può anche perdere. Perdere non è la fine del mondo”. Quando Michele piange perché non vuole fare la coda per salire sull’altalena, la madre lo abbraccia, lo coccola e lo porta a casa, sembra quasi che voglia trasmettere il messaggio “Povero piccolo mio, andiamo a casa perché qui sono tutti cattivi”. La madre avrebbe potuto, invece, dire: “I bambini sono in coda perché anche loro desiderano andare sull’altalena, aspetta il tuo turno. Non serve piangere e non andremo a casa”.
Spesso il pianto del figlio rappresenta una fonte di disagio per il genitore, per cui alla fine cede ed accontenta per eliminarlo, anche se in realtà rafforza il pianto.
Tutte le volte che Michele vuole qualcosa, si mette a piangere così la madre lo accontenta e subito. Per eliminare il pianto, la madre potrebbe dire “otterrai ciò che desideri, quando smetterai di piangere”. L’obiettivo è di ridurre il pianto, incoraggiando altre modalità nel fare richieste. E’ importante rinforzare/premiare il bambino tutte le volte che chiede qualcosa senza piangere.
3 Ti educo in modo diverso da come sono stato educato io
Ci sono genitori che avendo ricevuto un’educazione piuttosto rigida e severa, tendono ad essere molto permissivi e concedono tutto ai loro figli. Sono tipiche le frasi: “mio figlio avrà tutto quello che io non ho avuto”.
Chiediamoci cosa significa essere troppo permissivi ed iperaccontentare? Quali bisogni vengono soddisfatti? Probabilmente quelli dei genitori e non dei figli. I bambini per crescere bene hanno bisogno di regole e limiti, proprio perché essendo piccoli non sanno cosa è giusto e cosa è sbagliato, non hanno una propria morale e propri principi, non riconoscono ciò che può essere pericoloso, da ciò che non lo è. La morale, le regole, inizialmente sono esterne al bambino, provengono dagli adulti che si occupano della sua educazione. Solo in un secondo momento, crescendo il bambino le interiorizza e le mette in pratica regolando il proprio comportamento. E’ importante capire che le regole ed i limiti danno sicurezza ed aiutano a crescere in modo forte. Un bambino che desidera giocare, quando è ora di mangiare, imparerà a capire che ci sono dei tempi da rispettare. La fermezza dei genitori aiuterà il bambino a capire che le attività hanno un inizio, uno svolgimento ed una fine.
Come comunicare?
Si potrebbe partire dai bisogni del bambino “Lo so che vorresti giocare in questo momento, ma adesso è ora di mangiare. Quando avrai terminato potrai giocare e divertirti”.
4 Genitori rigidi
Al contrario, ci sono genitori eccessivamente rigidi, rigorosi e severi, che pretendono l’assoluto rispetto delle regole. “Si fa così punto e basta, non discuto”. Questi genitori, probabilmente, hanno ricevuto un’educazione severa e rigida, possono essere piuttosto severi con se stessi e con i figli. Tollerano molto poco i capricci, rimproverano, puniscono i bambini, pretendendo un loro adeguato comportamento.
Matteo adora i power ranger, imita i loro movimenti, la voce ed in particolare si identifica con il personaggio vestito con la tuta rossa. A scuola Matteo ed i suoi compagni giocano e combattono come i power. Se, però, non indossa almeno un indumento rosso non può partecipare ai giochi. La mattina Matteo piange e non vuole indossare gli indumenti che il padre gli ha preparato. Il padre si infastidisce perché pensa che Matteo faccia i capricci. “Smettila, vestiti e basta”.
5 Genitori poco presenti perchè lavorano
Nella nostra società moderna, di solito entrambi i genitori lavorano e spesso rimangono fuori casa dalla mattina fino alla sera. I bambini vengono cresciuti dai nonni, tate e/o inseriti nelle scuole di vario ordine e grado.
Alcuni genitori si sentono in colpa per aver trascorso la giornata lontani dai figli. Per alleviare tale emozione negativa cercano di compensare la loro assenza comprando giocattoli, caramelle e tendono ad essere indulgenti.
Negare qualcosa ai figli o rimproverarli quando sbagliano, li fa sentire ancora più in colpa; e come se si dicessero:”Sono tutto il giorno fuori casa e non mi occupo di lui, se poi lo sgrido e non lo accontento quando mi chiede qualcosa, che razza di genitore sono?”
6 Genitori separati
I genitori che hanno deciso di separarsi spesso hanno sensi di colpa per non aver dato la possibilità al figlio di crescere in una famiglia. In particolare il genitore a cui non sono stati affidati i figli, cerca di compensare la sua assenza cedendo alle mille richieste che riceve, tende ad essere particolarmente permissimo, fa regali.
Il bambino capriccioso
Mattia è un bambino di 4 anni, oggi è andato al supermercato con entrambi i genitori. Chiede di andare sulle giostre e viene accontentato. Al termine del giro, Mattia non è contento, vuole andare ancora. Il padre si lamenta “farai ancora un giro, ma sappi che è l’ultimo”. Mattia non è ancora soddisfatto, non vuole scendere. Il padre deve inventare una scusa: “Mattia ho finito i soldi, dobbiamo andare”. Il bimbo scende dalla giostra, inizia a piangere, tira il padre dalla maglia, urla, batte i piedi per terra. La situazione diventa imbarazzante, la gente nota la scena e il padre concede ancora due giri. Generalmente, i genitori non portano Mattia a fare la spesa perché poi lui pretende patatine, caramelle e soprattutto giocattoli. I genitori non sanno come comportarsi, si sentono costretti ad accontentarlo per evitare scenate.
Padre: mio figlio non si accontenta, vuole tutto quello che vede e se oso dirgli di no, fa scenate. L’altro giorno ha iniziato a tirarmi calci e sberle, perché voleva entrare in un negozio di giocattoli. Ho cercato di resistere, ma piange ancora più forte, diventa rosso in faccia, sembra che gli manchi il respiro e sarebbe capace di andare avanti così per ore. Alla fine ho ceduto, non c’è stato verso di calmarlo.
Madre: con me la situazione è peggiore. Quando Mattia piange e urla io non riesco a dargli una sculacciata. Non riesco, è più forte di me. Urlo anch’io e quando mi sento esasperata esco di casa.
Alcuni genitori faticano a gestire i capricci dei loro figli, cedono alle loro richieste e sono incapaci di dire “no”.
Spesso i bambini dominano i genitori, hanno capito che basta piangere, urlare, buttarsi per terra e tirare i calci per ottenere ciò che desiderano.
Parole, troppe parole: “ Sei sempre il solito testone, non ti accontenti mai, la prossima volta non ti faccio andare, anzi la prossima volta non vieni proprio al supermercato”, “Vuoi sempre tutto, guarda quanti soldi mi fai spendere”. Queste sono solo tante ed inutili lamentele di noi genitori che non riusciamo a far rispettare una regola, con fermezza.
Il padre avrebbe potuto dire “Lo so che è divertente andare sulla giostra, ma eravamo d’accordo che avresti fatto tre giri. Adesso scendi”. Se il bambino insiste, piange e non vuole scendere, il padre lo prende fisicamente e lo porta via.
Accontentare i capricci del bambino vuol dire rinforzare positivamente questi suoi comportamenti disfunzionali. Il bambino non desidera ma pretende, lui vuole e sa come ottenere.
Lun | Mar | Mer | Gio | Ven | Sab | Dom |
---|---|---|---|---|---|---|
<< < | > >> | |||||
1 | 2 | 3 | 4 | |||
5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 |
12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 |
19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 |
26 | 27 | 28 | 29 | 30 |
Dott.ssa Maria Narduzzo
Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Terapeuta EMDR
Docente dell'Istituto Watson
P.Iva 09100990010
Cell 3337130974
Vedi Attività
Riceve ad Orbassano
Studio Privato
Via Roma 47
www.psicologo-orbassano.it
Riceve a Torino
presso Studio Medico Crocetta
C.so Galileo Ferraris, 107
www.studiocrocetta.it
maria.narduzzo@gmail.com
Directory segnala sito
DirectoryItaliana
Psicologia: La categoria di HelloDir.com che tratta di Psicologia
Scambio Link
Psycommunity
Vedi opuscolo sul panico
Prima di aggiungere un commento è necessario prendere visione e approvare l'informativa sulla privacy.