Trattamento della bulimia
L'obiettivo principale del trattamento della bulimia è ridurre o eliminare i comportamenti alimentari incontrollati e l'uso di comportamenti di compensazione (vomito, purghe, esercizio fisico eccessivo, ecc.).
A questo scopo gli interventi maggiormente utilizzati sono: rieducazione alimentare, intervento psicologico e farmacologico.
Gli obiettivi specifici di queste strategie sono: stabilire sequenze di pasti regolari, migliorare le abilità spesso deficitarie nei disordini alimentari, incoraggiare la pratica non eccessiva di esercizio fisico, risolvere i problemi psicologici frequentemente associati alla patologia come l'ansia o la depressione.
Psicoterapie individuali o di gruppo, specialmente quelle cognitivo- comportamentali, interpersonali e della famiglia, si sono dimostrate efficaci. E' stato accertato che i farmaci psicotropi, in particolare gli antidepressivi, come gli SSRIs (inibitori selettivi della ricaptazione di serotonina), sono utili nel trattamento della bulimia in particolare nelle persone con elevati livelli di depressione o di ansia, o nei casi in cui non vi è stata una adeguata risposta al solo trattamento psicosociale. Questi farmaci possono anche supportare nella prevenzione delle ricadute.
Come discriminare la fame fisiologica da quella psicologica.
Fame biologica: quando i livelli di glucosio diminuiscono insorge una sensazione di vuoto allo stomaco, lo stomaco “borbotta”, avvertiamo i cosiddetti “morsi della fame”, anche detti “crampi allo stomaco”.
Questa è la fame autentica che consiste nell’ introduzione di cibo per porre fine alla sollecitazione dello stato di carenza.
La fame emozionale detta anche fame psicologica o da stress non è una reale necessità dell’organismo, ma un bisogno che nasce in risposta a sensazioni ed emozioni spiacevoli di ansia, malumore, tristezza, incertezza, solitudine, insoddisfazione, rabbia.
La persone che soffrono di sovrappeso, obesità, bulimia e anoressia dovranno imparare a riconoscere il tipo di fame e a rispondere solo alla fame biologica.
Tale distinzione è possibile tramite il riconoscimento di alcuni segnali:
•La fame fisiologica nasce lentamente e aumenta sempre più; la fame emotiva scoppia all’ improvviso con un’ elevata intensità
•La fame fisiologica è più sopportabile della fame emotiva che richiede invece un‘immediata soddisfazione di cibo
•La fame fisiologica è un bisogno concreto del corpo che, una volta soddisfatte le necessità, interrompe lo stimolo e comunica sazietà. La fame emotiva, invece, è più difficile da placare, perché deriva da un bisogno psicologico e l’ impulso continua fino all’ esaurimento della fonte di emotività che l’ ha fatto scattare
•La fame fisiologica ci porta a gradire qualsiasi cibo, mentre la fame emotiva ci fa desiderare un cibo particolare, un alimento di una determinata categoria, generalmente dolce o saporito/salato, che la mente individua come consolatorio.
•Soddisfare la fame fisiologica non comporta sensi di colpa, mentre dopo un’abbuffata emotiva si va in crisi ed è inevitabile ripromettersi di riuscire a resistere la volta successiva
•La fame emotiva si presenta secondo alcuni schemi temporali, specifici per ogni soggetto, in particolare nel pomeriggio, alla sera, prima o dopo cena, oppure in modo intermittente nel corso della giornata. L’abbuffata, nonostante i vissuti spiacevoli che comporta, permette per un breve periodo di distrarsi dalle proprie emozioni negative
Soffri di disturbi alimentari: anoressia, bulimia e sovrappeso?
Presso lo studio di Terapia Cognitivo Comportamentale potrai ricevere informazioni sui sintomi e sulle manifestazioni tipiche di ogni disturbo e ricevere le cure più adeguate per superare le tue difficoltà.
Cell. 3337130974
Dott.ssa Maria Narduzzo
Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale
Strategie e consigli per resistere e non abbuffarsi
1. Mi allontano dalla situazione
2. Telefono ad un’amica
3. Mi faccio una doccia
4. Se sono a casa, mi organizzo per uscire con gli amici per evitare la noia
5. Ascolto la musica
6. Faccio ginnastica
7. Vado in giro a vedere le vetrine
8. Esco con la bici e ascolto la musica
9. Cerco di resistere fino a che il desiderio diminuisce
10.Imparo a dire di no, quando gli altri insistono nel farmi mangiare
11.Evito di andare alle feste e al ristorante
12.Evito di comprare dolci, patatine e in generale di tenere la scorta in casa
Cose da pensare per evitare l’abbuffata
1 “non mangio, non mangio, io posso resistere”
2 “e’ difficile ma posso resistere”
3 “penso alle conseguenze del mangiare in eccesso”
4 “penso a come mi sento dopo aver mangiato troppo: mi faccio schifo”
5 “mi sono umiliata già troppo, resisto e non mangio”
6 “sto imparando dei modi diversi per gestire le mie emozioni”
7 “altre volte ho resistito, posso farcela anche adesso”
8 “se resisto, poi il desiderio diminuisce”
9 "penso a qualcosa di piacevole”
I pensieri positivi e le attività alternative possono essere scritte su un foglio. Nel momento in cui avverti l’impulso a mangiare troppo potrai leggere il foglio e scegliere un’attività che ti sembra più appropriata e parlarti in modo diverso.
Le situazioni ad alto rischio, che possono scatenare le abbuffate, si suddividono in 5 categorie:
1.Stati emotivi negativi:
- noia (quando non so che cosa fare),
-solitudine (alcune sere sono sola e non so con chi parlare),
-ansia (quando sono preoccupata per qualcosa che devo fare), -rabbia (se qualcuno mi critica, mi fa notare che ho sbagliato, dopo aver discusso con i miei genitori, dopo aver litigato con il mio fidanzato),
-sconforto, delusione (quando le cose non vanno come voglio io e le mie aspettative vengono deluse, quando il mio fidanzato non telefona per due giorni),
-disagio (che provo quando interagisco con altre persone e tendo a confrontarmi con loro o temo il loro giudizio)
2.Stati emotivi positivi:
Quando sono contenta e mi sento gratificata perché il lavoro va bene, i clienti sono soddisfatti, mi sembra di potermi fare un regalo, trasgredendo le regole che solitamente mi autoimpongo
3.Situazioni sociali:
Pranzi e cene con la mia famiglia e con i parenti del fidanzato: sento che devo mangiare, altrimenti si offendono e sembro non apprezzare;
Cene di lavoro;
La mia festa di compleanno;
Quando pranzo con persone nuove.
4.Sentirsi a disagio con il proprio corpo :
Dopo essermi pesata sulla bilancia e riscontro un aumento di peso; Quando indosso vestiti stretti;
Quando mi guardo allo specchio e mi vedo tutti i difetti;
In piscina, le poche volte che vado e mi confronto con tutte le ragazze;
Quando il mio fidanzato non mi fa i complimenti o mi fa notare che ho messo su un po’ di pancetta.
5.Fame da dieta:
Dopo aver saltato alcuni pasti o mangiato poco, mi viene una fame terribile, inizio a dirmi “ma si, ti sei tenuta per 5 giorni, adesso ti puoi concedere qualcosa";
Passare davanti alla vetrina della pasticceria, mi manda fuori di testa e divento più attenta agli odori e ai colori del cibo
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Dott.ssa Maria Narduzzo
Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Terapeuta EMDR
Docente dell'Istituto Watson
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