La terapia cognitivo comportamentale è particolarmente tecnica, pratica ed altamente riabilitativa. Parte inizialmente dai sintomi dell'ansia che spaventano la persona, al fine di eliminarli.
Il trattamento cognitivo comportamentale non tende alla soppressione dei sintomi. Durante le sedute, infatti, vengono provocati, attraverso tecniche di esposizione interoccettiva, i sintomi che il paziente solitamente avverte e teme durante gli attacchi di panico. Il paziente comprende e dimostra a se stesso che i sintomi non sono pericolosi e ciò permette di smantellare false credenze che la persona ha appreso e mantiene (posso svenire, morirò, mi verrà un ictus, mi verrà un infarto, ... ), si riduce sia l’ansia anticipatoria di avere un altro attacco di panico che l’intensa paura iniziale legata ai sintomi. La persona impara che l'ansia non è dannosa, nè pericolosa, ma anzi gestibile.
La persona che soffre di attacchi di panico impara gradualmente ad affrontare le situiazioni temute che aveva evitato o affrontato con disagio (esposizioni comportamentali). Si verifica un processo di apprendimento, in cui la persosa comprende che non è la situazione di per se ad essere pericolosa, ma è il suo modo di vivere le situazioni stesse a causare l'ansia. Persone che avevano evitato, per anni, il pullman, la coda nei supermercati, i luoghi affollati, ..., imparano ad affrontarli con serenità e sicurezza. Tale tecnica permette di modificare il dialogo interno del paziente, che riguarda il modo di vivere, interpretare e dare significato agli eventi. I pensieri iniziali “sto per avere un attacco di panico”, “sto per svenire”, vengono sostituiti con altri pensieri più razionali “è solo un po’ di ansia”.
Il cambiamento del dialogo interno non è dovuto alla semplice sostituzione di un pensiero con un altro. Solo dopo che la persona ha provato e dimostrato a se stessa che le paure iniziali non si verificano, è in grado di modificare le errate credenze e acquista, inoltre, sicurezza.
La ristrutturazione cognitiva ha l’obiettivo di identificare i pensieri automatici del paziente e successivamente identificare e modificare le credenze errate relative alle interpretazioni erronee, per determinare anche cambiamenti a livello emotivo e comportamentale.
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Dott.ssa Maria Narduzzo
Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Terapeuta EMDR
Docente dell'Istituto Watson
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