Archivi per: Dicembre 2007

16.12.07

Ansia da separazione

23:35:35, Aree di intervento: Ansia, Paure, Fobie, Fobia Sociale  

Non vuole andare a scuola

Fabio ha tredici anni, la mattina si lamenta spesso di avere mal di testa, mal di pancia e non vuole andare a scuola.

Il medico non riscontra problemi fisici, ma il ragazzo continua a lamentarsi ed esprime il desiderio di rimanere a casa.

I genitori sono confusi: a volte lo accontentano, altre volte gli impongono di lavarsi, vestirsi per andare a scuola.

Quando Fabio rimane a casa, appare sereno, tranquillo, svolge le sue attività e non si lamenta. Se viene accompagnato a scuola piange, non vuole scendere dalla macchina, deve essere preso con la forza ed accompagnato all’interno della classe.

Facciamoci un po’ di domande per capire bene la situazione, al fine di intervenire correttamente.

Da quanto tempo Fabio chiede di non voler andare a scuola?
Ci sono cambiamenti, difficoltà o problemi a scuola?
Fabio ha litigato con i compagni, teme qualche insegnante?
Qual è il suo rendimento scolastico?
Tendenzialmente Fabio ha difficoltà nell’affrontare le situazioni di vita quotidiana, tende ad evitare e preferisce rimanere a casa?
Ci sono cambiamenti a livello familiare, che possono aver creato disagio nel ragazzo?

E’ importante parlare con il ragazzo e con gli insegnanti per avere maggiori informazioni.
Dai colloqui, non emergono importanti difficoltà scolastiche, Fabio è un ragazzo intelligente, studia ed ottiene discreti risultati, ha, inoltre, un buon rapporto con i compagni e con gli insegnanti. Emerge un po’ di disagio quando entra in classe: per circa mezz’ora è taciturno, ha gli occhi arrossati per il pianto, preferisce rimanere da solo, dopo di che ritorna sereno e svolge le sue attività senza problemi.

Dal colloquio con i genitori emerge che durante l’inserimento alla scuola materna e alle elementari, Fabio piangeva, preferiva rimanere a casa e spesso veniva accontentato. Solitamente ha difficoltà quando deve iniziare un’attività nuova, teme di non essere capace, all’altezza della situazione e piange. I genitori lo accompagnano, lo aiutano, se possono si sostituiscono a lui, invece di incoraggiarlo a provare. Quando insistono affinché Fabio affronti una situazione nuova, il ragazzo prova disagio iniziale, ma poi riesce bene. Fabio ama rimanere a casa, gioca con la play station, si collega ad internet. Si sente tranquillo e protetto quando è a casa con i suoi genitori.

Come intervenire?

Fabio e i suoi genitori devono capire che non affrontare le difficoltà temute non sarà sicuramente di aiuto, ma peggiorerà la situazione.

Evitare permette al ragazzo di stare bene al momento, ma a lungo andare rischia di evitare sempre più situazioni e si convincerà di non essere in grado di cavarsela da solo senza i genitori. Fabio deve andare a scuola tutte le mattine. Anche se i genitori faticano e devono imporsi con fermezza, sanno che il figlio superato l’impatto iniziale appare sereno e contento di andare a scuola e in generale svolge bene le varie attività.

Gioca un ruolo importante la coerenza e la continuità dell’intervento genitoriale: tutte le mattine il figlio andrà a scuola. L’incoerenza confonde il ragazzo stesso il quale riceve messaggi diversi ed ambivalenti ad una stessa richiesta fatta in giorni diversi.

In generale, Fabio dovrebbe essere incoraggiato e subito premiato per aver affrontato una situazione temuta, che avrebbe evitato. Le sue preoccupazioni e dubbi devono essere vissute non come verità assolute, ma come ipotesi da verificare personalmente e direttamente.

Fabio tende ad anticipare negativamente le situazioni:
“Ce la farò?,
Sarò capace?
Cosa mi chiederanno?
Ingigantisce gli eventi e tende a vedere sempre risultati negativi: “Sicuramente andrà male, non ricorderò nulla, ...”.

Tutte le volte che Fabio riuscirà ad affrontare una situazione sarà per lui una vittoria importante che andrà a rinforzare la stima di se stesso e smantellare la convinzione di non essere abbastanza capace.

Quando è importante richiedere l'intervento di uno psicologo?

- quando il ragazzo prova intensi livelli di ansia: dovrà, infatti, imparare tecniche per la gestione dell'ansia, tecniche cognitive e comportamentali per gestire i pensieri negativi e le preoccupazioni.

- quando i genitori desiderano non gestire da soli tale situazione.

- quando il ragazzo evita le situazioni: imparerà ad affrontare gradualmente le situazioni vissute con disagio o completamente evitate.

- quando il ragazzo ha poca autostima e considerazione di se

- quando il ragazzo presenta paure e fobie.

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Libera dalla depressione: la via della positività

22:49:36, Aree di intervento: Depressione Maggiore  

Mi sono liberata dai pensieri negativi con la terapia cognitivo comportamentale

I pensieri negativi hanno dominato la mia vita per molto tempo e senza che io me ne rendessi conto, questo ha influito sul mio umore.

Ogni sbaglio era ingigantito e ogni successo minimizzato. Ogni lode era filtrata dal pensiero: “mi lodano perché non sanno come sono veramente, se lo scoprissero non avrebbero nessuna stima di me”.

Pur non facendo nulla di male, mi sentivo profondamente indegna. Non riuscivo a vedere le cose buone che facevo, ma solo quelle che non riuscivo a fare, così che mi sentivo sempre più inetta e oppressa da un grave peso.

Ero convinta di avere questi pensieri a causa della depressione e non capivo che erano questi pensieri a farmi sentire depressa.

Ero attratta da film, libri e canzoni tristi, mi crogiolavo in questi sentimenti senza capire il male che mi stavo facendo.

Ora mi sento come se avessi gettato un grande fardello, sono felice, serena, allegra, accetto con gioia le lodi che mi vengono fatte, ho imparato a ridere dei miei errori, ho imparato che per essere forti non è necessario fare sempre tutto giusto perché tutti sbagliano.

Non lascio più soffermare la mente su cose tristi o negative, ma penso alle molte cose belle che ho, alle persone che mi vogliono bene e che mi apprezzano.

Scaccio il pensiero negativo che ogni tanto si affaccia nella mia mente e che mi dice: “chissà quali avvenimenti brutti mi aspettano”.

Cerco di godere delle cose belle che ho oggi e di pensare che dietro l’angolo potrebbero esserci cose ancora più belle.

Giuliana A.

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15.12.07

Diario alimentare per chi soffre di bulimia e/o anoressia

16:31:10, Aree di intervento: Anoressia Nervosa, Bulimia Nervosa  

Il diario alimentare

Il diario alimentare è uno strumento utile per diventare consapevole del proprio comportamento. Il diario alimentare serve a fornire importanti informazioni sul tuo problema alimentare e aiutarti a cambiare.

Il diario a colonne permette di segnare l’ora in cui mangi, il cibo e le bevande consumate, il luogo dove sono stati consumati i cibi, le eventuali abbuffate, uso di vomito, lassativi e/o diuretici, durata dell’attività fisica e l’ultima colonna è utile per scrivere ciò che può aver influenzato l’alimentazione eccessiva, i pensieri e le emozioni provate.

Al termine della settimana indica il peso. Pesati una volta a settimana.

Esempio di diario alimentare compilato da una ragazza bulimica

Giorno/ora: Ore 12,00 Lunedì
Cibo–bevande consumate: Insalata
Luogo: Bar
Abbuffate: No
V/L/AF: No
Antecedenti, pensieri, comportamenti: Se mangio l’insalata mi sento in forma. Sono contenta perché sono riuscita a trattenermi.


Giorno/ora: Ore 15,00
Cibo–bevande consumate: Gelato
Luogo: Bar
Abbuffate: No
V/L/AF: No
Antecedenti, pensieri, comportamenti:
Mi sento Nervosa (70), “i miei colleghi hanno insistito affinché mangiassi il gelato”.
Disagio (70) “La gente mi guarda cosa sta pensando?”, “Noteranno le mie cosce?”, “Diranno, guarda quella invece di fare la dieta, mangia il gelato”

Giorno/ora: Ore 20,00
Cibo–bevande consumate: Pizza, 2 gelati, yogurt, 1 banana, yogurt
Luogo: Mia stanza
Abbuffate: Si
V/L/AF: 2 ore di attività fisica
Antecedenti: Litigata con il mio fidanzato
Emozione provata: Rabbia (80), Delusione (70)
Pensieri: “Perché non la smette di impormi di andare al suo paese?”
Comportamento: Mi abbuffo

Giorno/ora: Ore 20,00 martedì
Cibo–bevande consumate: 1 piatto di pasta al forno, 2 cosce di pollo, insalata, patate al forno, 1 gelato, 1 tazza di macedonia, 1 gelato, 1 ovetto Kinder
Luogo: Mia stanza
Abbuffate: Si
V/L/AF: 2 ore di attività fisica
Antecedenti: Noia (80)
Emozione provata: Noia, solitudine
Pensieri: “Sono sola, non ho programmi, non so cosa fare e con chi parlare”
Comportamento: Mi abbuffo

Giorno/ora: 8,00 mercoledì
Cibo–bevande consumate: Salto la colazione
Luogo: Cucina
Abbuffate: No
V/L/AF: No
Antecedenti:
Emozione provata: Disgusto per ciò che ho mangiato ieri
Pensieri: “Mi sento ancora gonfia ed appesantita”
Comportamento: Vado a lavorare

Giorno/ora: 12,00 mercoledì
Cibo–bevande consumate: Una mela
Luogo: Cucina
Abbuffate: No
V/L/AF: No
Emozione provata: Gioia 100
Pensieri: “Sono riuscita a trattenermi ed a togliermi di dosso tutte le porcate che ho mangiato ieri”

Giorno/ora: 20,00 mercoledì
Cibo–bevande consumate: 1 piatto di pasta al ragù, 2 platesse, carote lesse, insalata mista, 1 Kinder bueno, 2 barrette di cioccolato, 3 merendine
Luogo: In cucina da sola
Abbuffate: Si
V/L/AF: Vomito
Antecedenti: “Ho una fame incredibile”
Emozione provata: Rabbia 100
Pensieri: “Mi faccio schifo ho perso il controllo, non ce l’ho fatta”, “Mi sento la pancia scoppiare”
Comportamento: Piango, vomito, piango

Analisi e Commenti: cosa emerge dal diario:

1) I pensieri ruotano intorno al cibo, al proprio corpo e alle proprie forme : "Se riesco a mangiare poco sono contenta perchè riesco a mantenermi in forma". "Mangio, non mangio?", "Quanto mangio?", "Sto mangiando poco o tanto?"

2) Anche le emozioni e l'umore sono strettamenti collegati al fatto di riuscire o meno a trattenersi nel mangiare: Se mangio poco sono contenta, se mangio tanto sono triste e mi faccio "schifo".

3)Paura del Giudizio: emerge la preoccupazione di ciò che potrebbero pensare gli altri di noi: "Come mi vedono, come mi giudicano?"

4)E' importante capire quali sono le situazioni che possono attivare l'abbuffata: litigata con il fidanzato, la noia, la solitudine, la dieta ferrea, al fine di prevenirle o imparare a gestirle.

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10.12.07

In quali momenti si può verificare un attacco di panico?

23:54:42, Aree di intervento: Disturbo di Panico, Attacco di panico  

In quali momenti si può verificare un attacco di panico?

Gli attacchi, soprattutto i primi, si verificano tipicamente in modo improvviso, “A CIEL SERENO”. Nella maggior parte dei casi la persona sta svolgendo normali attività quotidiane o addirittura è in un momento di relax. Tali attacchi di panico vengono definiti SPONTANEI e sono i più tipici.

Spesso, la persona che ha avuto i primi attacchi di panico teme che l’esperienza si possa ripetere, soprattutto nelle situazioni in cui ha sperimentato i primi attacchi. Pertanto trovarsi in una situazione in cui in precedenza si è avuto un attacco di panico può scatenare un nuovo attacco di panico. In questo caso si parla di attacchi di panico SENSIBILI alla SITUAZIONE.

Gli attacchi di panico, in alcuni casi, si verificano esclusivamente in determinate situazioni: luoghi chiusi o affollati. Tali attacchi di panico vengono definiti SITUAZIONALI.

Si possono verificare attacchi di panico NOTTURNI, cioè di notte quando la persona sta dormendo. In questi casi, ci si sveglia di soprassalto avvertendo gli stessi sintomi che caratterizzano gli attacchi di panico diurni.

Alcune condizioni possono facilitare il panico. Tra le più comuni si ricorda l’assunzione elevata di caffeina, abuso di sostanze con effetto psicostimolante (cocaina, amfetamine, cannabinoidi, etc,…), uso di farmaci. In questi casi, si parla di panico INDOTTO DA SOSTANZE.

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Soffro veramente di panico?

23:51:08, Aree di intervento: Disturbo di Panico, Attacco di panico  

L'importanza di una corretta diagnosi

Prima di parlare di panico è opportuno escludere la presenza di patologie organiche, in grado di indurre sintomi simili al panico.

Una visita medica e semplici esami da laboratorio sono in molti casi indispensabili, prima di procedere ad un trattamento.

E’ importante, quindi, capire se la persona soffre di patologie dell’apparato cardiovascolare, gastrointestinale, respiratorio, del sistema nervoso centrale-periferico e del sistema endocrino. Ad esempio, nell’ipertiroidismo, l’eccesso di ormone tiroideo induce sintomi quali: tachicardia, ansia, insonnia, irritabilità, iperattività e disagio. Tali sintomi sono assai simili a quelli di un attacco di panico. Se il disturbo organico non viene, però, diagnosticato si rischia di intraprende solo un trattamento specifico per l’ansia, quando, invece, la persona necessita di terapie mirate per curare l’ipertiroidismo. E’ anche vero che se la persona si spaventa per i sintomi che avverte può avere attacchi di panico. In questi casi, oltre curare il problema organico, può essere utile anche un trattamento per l’ansia.

In fase di assessment è importante sapere se la persona fa uso di cocaina, amfetamina, allucinogeni, derivati della cannabis. Tali sostanze inducono tachicardia e stati di eccitazione, sintomi che possono essere confusi per ansia. In questi casi, è importante intraprendere trattamenti specifici che siano di aiuto affinchè la persona interrompa l’uso di tali sostanze. Queste ultime possono anche indurre nella persona attacchi di panico. Può essere, così, utile anche un trattamento per l’ansia.

L’eccesso di sigarette e di caffeina e l’abuso di alcol giocano un ruolo assai importante nel favorire, aggravare e mantenere nel tempo gli attacchi di panico. In questi casi è consigliato ridurre al minimo o evitare completamente tali sostanze.

Numerosi farmaci sono in grado di indurre sintomi facilmente associabili con il panico: ansiolitici, antidiabetici, diuretici, broncodilatatori.

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07.12.07

Ansia costante, il Disturbo di Ansia Generalizzata: pensieri, emozioni e comportamenti

15:01:56, Aree di intervento: Disturbo d'Ansia Generalizzata  

Ansia generalizzata: pensieri, emozioni e comportamenti

Situazione (A) Pensieri (B) Emozioni (C) Comportamento (C)

Situazione: Mia figlia è in ritardo di 1 ora
Pensieri: “E’successo una disgrazia”, “Avrà avuto un incidente”
Emozione: Paura (90)Ansia (90)
Comportamento: La chiamo al cellulare, Mi arrabbio e le riattacco il telefono senza salutarla

Situazione: Mia figlia esce la sera con gli amici
Pensieri: “Non devo addormentarmi”, “Devo essere sicura e vedere se mia figlia ritorna a casa”
Emozione: Ansia (60)Preoccupazione(60)
Comportamento: Rimango seduta sulla sedia con il cellulare in mano

Situazione: E se mio marito mi chiede intimità
Pensieri: “Non ho voglia”, “Non mi va”
Emozione: Ansia (70)
Comportamento: Mi invento il mal di testa, Vado a dormire anche se non ho sonno

Situazione: Termino di cenare
Pensieri: “Devo sistemare in fretta la cucina”, “Devo pulire e riordinare”, “E se arriva mia madre in questo momento e trova tutto in disordine?”
Emozione: Agitata e nervosa (80)
Comportamento: Inizio a sparecchiare anche se gli altri mangiano, Pulisco tutto anche se non ho voglia

Situazione: Mia madre mi chiede di fare la spesa insieme
Pensieri: “Non ho voglia di portarmela”, “Voglio uscire da sola”, “Che palle, è lenta”
Emozione: Agitata e nervosa (80)
Comportamento: La porto con me ma sono nervosa

Situazione: Mio marito mi chiede di uscire in macchina
Pensieri: “E se succede un incidente?”
Emozione: Paura (80)
Comportamento: Dico che sono stanca e rimango a casa

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Che cos'è lo stress?

13:33:57, Aree di intervento: Stress  

Cosa si intende per stress?

Lo stress è una tensione interna che la persona prova quando deve adattarsi alle pressioni interne e/o esterne che agisco su di lei.

Si può parlare di stress quando la tensione raggiunge livelli molto intensi e critici.

E' importante sottolineare che le persone non sono vittime passive dello stress. Cosa vuol dire questa frase? Immaginiamo due persone che vivono la stessa identica situazione. Perchè la prima va in stress e la seconda no?

Questo succede perchè non sono le situazioni o le persone con cui interagiamo a causare in noi emozioni negative. Tra le situazioni che viviamo e le nostre emozioni (come mi sento) vi sono i nostri pensieri, il nostro modo di parlarci e di vivere gli eventi stessi.

Il modo in cui valutiamo gli eventi e le nostre risorse/capacità di fronteggiarli, sono due elementi importanti per determinare la natura dello stress individuale.

Quali sono i sintomi che la persona stressata avverte

REAZIONI EMOTIVE / PSICOLOGICHE:

1 Ansia
2 Debolezza, vertigini
3 Calo di attenzione, concentrazione, memoria
4 Voglia di abbandonare tutto
5 Senso di urgenza
6 Disturbo del sonno
7 Depressione
8 Perdita della gioia di vivere

REAZIONI COMPORTAMENTALI

1 Diffidenza
2 Peggiori rapporti sociali
3 Irritabilità, suscettibilità
4 Uso di alcool o psicofarmaci
5 Uso o aumento di sigarette

REAZIONI FISICHE

1 Tensione muscolare
2 Cefalea da tensione
3 Palpitazioni cardiache
4 Stanchezza
5 Minor interesse sessuale
6 Secchezza delle fauci
7 Digestione difficile

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04.12.07

Il mio Disturbo Ossessivo Compulsivo: conto, addiziono, sottraggo e faccio patti con il diavolo

14:38:57, Aree di intervento: Disturbo Ossessivo Compulsivo  

Il mio Disturbo Ossessivo Compulsivo: conto, addiziono, sottraggo e faccio patti con il diavolo
Mi chiamo Sara ho trenta anni.

Mi capita di fare delle stranezze:

1) Quando sono ferma al semaforo, addiziono i numeri della targa della macchina che ho di fronte. Il numero finale lo trasformo in una lettera dell’alfabeto. Es: 364, la somma è 13, la lettera corrispondente è O. Se non faccio la somma ho paura che mi capiti qualche disgrazia.

2) Prima di salire i gradini, li devo contare e poi trovare la lettera dell’alfabeto corrispondente.

3) Mi vengono in mente continui ed assillanti pensieri che ho venduto l’anima al diavolo, ho fatto patti con il diavolo. Per cui non sono contenta quando le cose mi vanno bene: trovo un lavoro, vado d’accordo con il fidanzato, …, perché il mio Disturbo Ossessivo Compulsivo mi manda continui pensieri che se le cose mi vanno bene è dovuto al fatto che ho fatto un patto di sangue con il diavolo.

Terapia cognitivo comportamentale

Fase psicoeducazionale: in una prima fase, Sara imparerà a conoscere il Disturbo Ossessivo Compulsivo, sintomi tipici, caratteristiche e potrà leggere libri specifici sul suo disturbo;

Rilassamento e respirazione diaframmatica: tali tecniche sono importanti per gestire l'ansia che Sara potrà provare.

Lavoro sulla motivazione: Sara farà un elenco dei vantaggi che potrà ottenere se sarà libera dal Disturbo Ossessivo Compulsivo. Immaginare la realizzazione dei vantaggi aiuterà Sara a superare i momenti di maggior sconforto e la renderanno più ostinata a seguire la terapia.

Elenco degli obiettivi: verranno elencati gli obiettivi concreti, specifici e realizzabili che Sarà vorrà raggiungere.

Esposizione e prevenzione della risposta: Sara avrà il compito di salire e scendere le scale senza contare i gradini. Se avrà dubbi e pensieri ossessivi sulle possibili disgrazie a cui andrà incontro, dovrà dirsi con forza "non mi interessa, sono solo pensieri ossessivi, non sono la realtà".
Si dovrà esporre a tutte le situazioni senza emettere le compulsioni.

Esposizione ai pensieri ossessivi terapeuta e Sara registrano sul nastro tutti i pensieri ossessivi, le paure, i dubbi. Sara avrà il compito di riascoltare il nastro più volte nell'arco della giornata, monitorare il livello di ansia provato. Alla fine per un processo di assuefazione, Sara si sarà abituata e l'ansia inizierà a diminuire di intensità fino a scomparire.

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L'importanza delle regole

12:16:20, Aree di intervento: I capricci  

Perché le regole sono importanti?

Se gli adulti non stabiliscono e non comunicano le regole, come fa il ragazzo a sapere cosa si aspettano da lui, come si deve comportare?

Le regole come dice il termine stesso regolano il comportamento di una persona e prevengono molti problemi.

Quando rincasiamo togliamo le scarpe e le riponiamo in un luogo adatto e non per terra o sotto il tavolo, quando indossiamo il pigiamo, gli indumenti usati li riponiamo dentro l’armadio se puliti o nel cesto della biancheria sporca. I giocattoli vengono usati, ma poi riposti. A tavola si mangia rimanendo seduti e non ci si alza continuamente, per fare un giro, una capriola sul divano per poi tornare a tavola mettere in bocca un altro pezzo di carne e ripetere il giro nella stanza.

Le regole non servono per togliere spontaneità al bambino e nessuno vuole modificare la sua personalità.

Le regole sono utili e necessarie per emettere il comportamento più adeguato nelle diverse circostanze. Dopo di che è giusto che il bambino giochi, si diverta dando spazio alla propria fantasia e creatività.

Chiediamo al bambino di comportarsi in un determinato modo e poi non ci ricordiamo di premiarlo per aver rispettato la regola, lo diamo per scontato. Probabilmente perché pensiamo che sia un suo dovere. Ma non è così. Siamo pronti a sottolineare i suoi sbagli, ma non comunichiamo al bambino che ha rispettato la regola, non rinforziamo positivamente i suoi comportamenti ed i suoi sforzi.

Ecco che è importante comunicare al bambino cosa deve e non deve fare, in modo chiaro e semplice. Dopo di chè, ricordiamoci di premiare il bambino nel momento in cui ha emesso il comportamento atteso "bravo, sono contenta", "hai fatto un bel lavoro", "hai sistemato i tuoi giochi, bravo". Il bambino si sentirà gratificato ed aumenteremo la probabilità che nel futuro emetta di nuovo il comportamento positivo.

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La paura di contaminarmi

11:54:02, Aree di intervento: Disturbo Ossessivo Compulsivo  

Disturbo Ossessivo Compulsivo: la paura di contaminarmi

Ho vissuto per 8 anni con la paura di sporcarmi, di toccare qualcosa di non pulito e di contaminarmi.

Mi lavavo le mani almeno cinquanta volte al giorno tanto che la pelle era tutta rossa e bruciata dal sapone. Usavo grandi quantità di detersivi e non potevo lavare le mani come volevo, tutto seguiva un preciso e rigido schema. Se i vari passaggi erano fatti bene potevo smettere di lavarmi, altrimenti mi sentivo invasa da una forte ansia ed ero costretta a ripetere 2, 4, 6, 8 e anche 10 volte tutti i passaggi. Non potevo lavarmi le mani per un numero dispari di volte altrimenti sarebbe successo qualcosa di brutto a mio marito.

Versavo grandi quantità di sapone sulla mano sinistra, sfregavo dall’alto in basso il palmo della mano destra per 6 volte. Prendevo altro sapone nella mano destra e ripetevo lo stesso lavaggio per la mano sinistra. Alla fine incrociavo le dita di entrambe le mani e le sollevavo fino ad una certa altezza. Quando mi sentivo soddisfatta per aver raggiunto il punto preciso, potevo sciacquare le mani sotto l’acqua. Mi asciugavo nel mio asciugamano, che nessuno dei miei familiari avrebbe dovuto usare.

Tutta la mia vita era invasa dal Disturbo Ossessivo Compulsivo: non potevo toccare il denaro perché ero convinta che fosse sporco. Disinfettavo monete, portafoglio e strofinavo i soldi di carta.

Quando andavo a fare la spesa, ero continuamente tesa: avevo paura che qualcuno mi toccasse i miei vestiti. In questi casi sarebbe partito il Disturbo Ossessivo Compulsivo: “e se passando, quel signore ti ha toccato la maglia?”, “adesso è sporca!”, “quando rincasi la lavi subito, altrimenti sporchi la casa e poi lo sai che non puoi vivere in una casa sporca, devi disinfettare tutto”.

La merce acquistata non potevo metterla direttamente negli armadi, dovevo disinfettare tutto per ore ed ore. E così tutto il resto, lavavo armadi, pavimenti, oggetti, indumenti, le scarpe. In un armadio avevo sistemato la roba pulita ed in un altro gli indumenti messi una volta.

A casa mia non entrava nessuno: animali, amici, parenti, vicini di casa, perché il mio Disturbo Ossessivo Compulsivo mi costringeva a disinfettare tutto.

Ero perfettamente consapevole che le mie mani non erano sporche, così come ero consapevole che ciò che toccavo non poteva essere contaminato. Ma non riuscivo a togliermi dalla testa la sensazione ed i pensieri ossessivi che le mie mani erano sporche.

Provavo un ansia terribile e non potevo non effettuare tutti i lavaggi. Non riuscivo a smettere. Mille dubbi nella testa: “le ho lavate bene?”, “sono pulite?”, “cosa ho toccato?”.

Un terribile segreto, che cercavo di tenere nascosto sul lavoro. Quante strategie che mi sono inventata per sopravvivere: salviettine umidificate, non stringevo la mano a nessuno, mangiavo da sola…...

Oggi non è più così, posso dire di essere libera dall’inferno che crea il Disturbo Ossessivo Compulsivo.

Ho capito che ho un disturbo di ansia che si chiama Disturbo Ossessivo Compulsivo ed è a causa sua che ho continui pensieri ossessivi di contaminazione. Con la terapia comportamentale sono riuscita a non emettere più i rituali. Mi è costato, ho provato ansia ma per nessun motivo al mondo avrei ceduto, era troppo forte il desiderio di guarire.

I pensieri ossessivi si presentano ancora oggi, anche se con una frequenza ed intensità minore, ma riesco ad ignorarli e faccio esattamente il contrario di ciò che il mio doc mi ordina di fare.

E’ scattato in me un atteggiamento di sfida nei confronti del doc. Sono nel supermercato e mi avvicino alle persone, con una scusa tocco intenzionalmente i loro vestiti e con le mani tocco i miei abiti.

Mentalmente mi sono rappresentata il mio doc come un mostro che si nutre di compulsioni. Oggi quel mostro è molto piccolo, cerca di darmi fastidio, ma io riesco a farmi una risata e vado avanti nella mia vita.

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02.12.07

Le regole e il comportamento dei genitori

00:47:25, Aree di intervento: I capricci  

Come si deve comportare un genitore?

Sicuramente è importante un certo equilibrio tra l’essere eccessivamente indulgenti e la eccessiva rigidità.

E’ importante distinguere il capriccio dai bisogni, desideri, gusti del bambino e rispettarli, in quanto anche lui è una persona.

E' importante comunicare con i nostri figli ed ascoltarli attentamente.

Stabilire ache poche regole, ma farle rispettare con fermezza ed in modo costante. Se è "no", è "no" e non deve diventare un "si" per stare tranquilli. La coerenza è fondamentale.

Non dobbiamo avere paura di perdere l'amore dei nostri figli se li rimproveriamo o gli impediamo di fare qualcosa che reputiamo sia giusto che lui non faccia. Lo stiamo aiutando a crescere!!

Premiamo i nostri figli quando rispettano le regole, non diamo tutto per scontato. I premi non devono essere necessariamente tangibili: soldi, gormiti, figurine, ... A volte un abbraccio, un bacio, dire "bravo", sono premi importanti.

Dedichiamo tempo ai nostri figli per parlare e giocare.

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Far rispettare le regole

00:35:40, Aree di intervento: I capricci  

Perché per alcuni genitori è difficile imporsi con fermezza, porre dei limiti e far rispettare le regole?

1 Genitori passivi

A volte, per alcuni genitori il non riuscire a dire di no rappresenta la caratteristica tipica di uno stile educativo passivo, una loro difficoltà nella vita di tutti i giorni, nei diversi contesti e con le persone con cui interagiscono.

Sono dispiaciuti nel vedere il loro figlio piangere, temono di farlo soffrire e il dire no li fa stare fare, gli fa provare sensi di colpa. Provano imbarazzo, disagio di fronte alle altre persone che assistono alle scenate del figlio, per cui alla fine cedono ed accontentano.

I no, in realtà sono dei "ni" che nel giro di pochi minuti si trasformano in "si"

2 I bambini tanto attesi

Michele, figlio unico, è nato dopo 10 anni di matrimonio. I genitori sostengono che non c’è nulla di male accontentare il loro piccolo quando esprime un desiderio. Michele piange in continuazione per ogni minima cosa. I compagni non lo fanno andare sull’altalena, lui piange e chiede alla mamma di andare subito a casa. La madre lo abbraccia, lo bacia e lo accontenta. Michele piange quando vuole il gelato, piange se qualcuno tocca i suoi giochi, piange perché vuole giocare al calcetto e piange se non vince. Insomma un pianto continuo e penetrante. A scuola e ai giardinetti non è più un piacere giocare con Michele, i bambini tendono ad allontanarlo e spesso lo prendono in giro, chiamandolo frignone.

I bambini molto cercati e desiderati che arrivano dopo tanti anni di matrimonio, magari dopo esperienze dolorose di aborto, cure ormonali, spesso sono iperaccontentati ed iperviziati.

Voler bene ad un figlio, vuol dire dirgli sempre di si, accontentandolo continuamente?

Michele crescendo sbatterà la faccia contro la vita reale e imparerà a sue spese che vi sono persone disponibili, tolleranti e pronte ad aiutarlo, ma altre che pretendono un comportamento più adeguato e il giusto rispetto delle regole. Bambini come Michele crescendo, rischiano di tollerare molto poco le insoddisfazioni e le frustrazioni che la vita può riservare.

Come si sarebbe potuta comportare la madre?

Uno dei compiti dei genitori riguarda l’insegnare le regole ai propri figli. Far vincere le partite di calcetto, può andar bene quando il figlio è piccolo, ma crescendo è importante che lui capisca che nel gioco, così come nella vita di tutti i giorni, esistono delle regole da rispettare. La madre avrebbe potuto dire “E’ bello vincere, ma non sempre è possibile. A volte si vince, ma si può anche perdere. Perdere non è la fine del mondo”. Quando Michele piange perché non vuole fare la coda per salire sull’altalena, la madre lo abbraccia, lo coccola e lo porta a casa, sembra quasi che voglia trasmettere il messaggio “Povero piccolo mio, andiamo a casa perché qui sono tutti cattivi”. La madre avrebbe potuto, invece, dire: “I bambini sono in coda perché anche loro desiderano andare sull’altalena, aspetta il tuo turno. Non serve piangere e non andremo a casa”.

Spesso il pianto del figlio rappresenta una fonte di disagio per il genitore, per cui alla fine cede ed accontenta per eliminarlo, anche se in realtà rafforza il pianto.

Tutte le volte che Michele vuole qualcosa, si mette a piangere così la madre lo accontenta e subito. Per eliminare il pianto, la madre potrebbe dire “otterrai ciò che desideri, quando smetterai di piangere”. L’obiettivo è di ridurre il pianto, incoraggiando altre modalità nel fare richieste. E’ importante rinforzare/premiare il bambino tutte le volte che chiede qualcosa senza piangere.

3 Ti educo in modo diverso da come sono stato educato io

Ci sono genitori che avendo ricevuto un’educazione piuttosto rigida e severa, tendono ad essere molto permissivi e concedono tutto ai loro figli. Sono tipiche le frasi: “mio figlio avrà tutto quello che io non ho avuto”.

Chiediamoci cosa significa essere troppo permissivi ed iperaccontentare? Quali bisogni vengono soddisfatti? Probabilmente quelli dei genitori e non dei figli. I bambini per crescere bene hanno bisogno di regole e limiti, proprio perché essendo piccoli non sanno cosa è giusto e cosa è sbagliato, non hanno una propria morale e propri principi, non riconoscono ciò che può essere pericoloso, da ciò che non lo è. La morale, le regole, inizialmente sono esterne al bambino, provengono dagli adulti che si occupano della sua educazione. Solo in un secondo momento, crescendo il bambino le interiorizza e le mette in pratica regolando il proprio comportamento. E’ importante capire che le regole ed i limiti danno sicurezza ed aiutano a crescere in modo forte. Un bambino che desidera giocare, quando è ora di mangiare, imparerà a capire che ci sono dei tempi da rispettare. La fermezza dei genitori aiuterà il bambino a capire che le attività hanno un inizio, uno svolgimento ed una fine.

Come comunicare?

Si potrebbe partire dai bisogni del bambino “Lo so che vorresti giocare in questo momento, ma adesso è ora di mangiare. Quando avrai terminato potrai giocare e divertirti”.

4 Genitori rigidi

Al contrario, ci sono genitori eccessivamente rigidi, rigorosi e severi, che pretendono l’assoluto rispetto delle regole. “Si fa così punto e basta, non discuto”. Questi genitori, probabilmente, hanno ricevuto un’educazione severa e rigida, possono essere piuttosto severi con se stessi e con i figli. Tollerano molto poco i capricci, rimproverano, puniscono i bambini, pretendendo un loro adeguato comportamento.

Matteo adora i power ranger, imita i loro movimenti, la voce ed in particolare si identifica con il personaggio vestito con la tuta rossa. A scuola Matteo ed i suoi compagni giocano e combattono come i power. Se, però, non indossa almeno un indumento rosso non può partecipare ai giochi. La mattina Matteo piange e non vuole indossare gli indumenti che il padre gli ha preparato. Il padre si infastidisce perché pensa che Matteo faccia i capricci. “Smettila, vestiti e basta”.

5 Genitori poco presenti perchè lavorano

Nella nostra società moderna, di solito entrambi i genitori lavorano e spesso rimangono fuori casa dalla mattina fino alla sera. I bambini vengono cresciuti dai nonni, tate e/o inseriti nelle scuole di vario ordine e grado.

Alcuni genitori si sentono in colpa per aver trascorso la giornata lontani dai figli. Per alleviare tale emozione negativa cercano di compensare la loro assenza comprando giocattoli, caramelle e tendono ad essere indulgenti.

Negare qualcosa ai figli o rimproverarli quando sbagliano, li fa sentire ancora più in colpa; e come se si dicessero:”Sono tutto il giorno fuori casa e non mi occupo di lui, se poi lo sgrido e non lo accontento quando mi chiede qualcosa, che razza di genitore sono?”

6 Genitori separati

I genitori che hanno deciso di separarsi spesso hanno sensi di colpa per non aver dato la possibilità al figlio di crescere in una famiglia. In particolare il genitore a cui non sono stati affidati i figli, cerca di compensare la sua assenza cedendo alle mille richieste che riceve, tende ad essere particolarmente permissimo, fa regali.

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Starbene: mente-corpo

Dott.ssa Maria Narduzzo
Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
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