Archivi per: Luglio 2007

30.07.07

A che età si può soffrire di distimia? C'è un periodo della vita, un'età in cui la persona è più a rischio di distimia?

14:29:31, Aree di intervento: Disturbo Distimico  

La distimia non ha un esordio netto o riconducibile ad un periodo identificabile con precisione.

A differenza della depressione maggiore, nella distimia non si riscontra una frattura del continum psicologico: il paziente non riferisce, infatti, un periodo precedente in cui stava bene, ma sostiene di essere così da tanto tempo e riconosce il suo malessere come parte integrante del proprio modo di essere, un aspetto del suo carattere.

Possiamo distinguere la distimia, con esordio prima dei 21 anni, da una distimia tardiva che si stabilisce in età più avanzata.

Alcuni autori in letteratura mettono in discussione l’esistenza delle forme tardive, secondo i quali rappresentano, invece, quadri clinici che giungono solo tardivamente all’osservazione clinica oppure forme di depressione maggiore cronicizzata con una sintomatologia non grave.

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Quali sono le complicazioni (le conseguenze) della depressione?

14:27:51, Aree di intervento: Depressione Maggiore  

La complicazione più grave del disturbo depressivo maggiore è il suicidio, che interessa il 15% dei pazienti; il rischio suicidario aumenta soprattutto nei soggetti oltre i 55 anni di età.

Ulteriori complicazioni includono le difficoltà matrimoniali, genitoriali, sociali e professionali.

La malattia soprattutto nelle sue forme ricorrenti e cronoche, può comportare una diminuzione della produttività lavorativa, assenteismo, mancato impiego e soprattutto nelle donne, difficoltà nel gestire la propria casa e incapacità di adempiere al ruolo genitoriale atteso.

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Una persona che ha sofferto di depressione può rivivere un altro episodio depressivo?

14:25:13, Aree di intervento: Depressione Maggiore, Disturbo Distimico  


Alcune persone possono manifestare un singolo episodio di disturbo depressivo maggiore nel corso della loro vita, con un completo ritorno al funzionamento premorboso.

Viene stimato, però, che una percentuale che va dal 50% all’85% delle persone che hanno vissuto un tale episodio avrà un altro episodio depressivo, in questi casi, verranno soddisfatti i criteri per il disturbo depressivo maggiore ricorrente.

Le persone con disturbo depressivo maggiore sovrapposto a distimia hanno maggiore probabilità di avere episodi ricorrenti di disturbo depressivo maggiore, rispetto a quelli senza distimia.

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Esordio e decorso della depressione

14:23:08, Aree di intervento: Depressione Maggiore, Disturbo Distimico  


Tra i 20 e i 30 anni esordisce la maggior parte dei disturbi depressivi maggiori, anche se il disturbo può cominciare a qualsiasi età.

I sintomi del disturbo depressivo maggiore si sviluppano tipicamente nel corso di alcuni giorni o settimane.

I sintomi prodromici, inclusi ansia generalizzata, attacchi di panico, fobie o sintomi depressivi che non raggiungono la soglia diagnostica, possono manifestarsi alcuni mesi precedenti.

Tuttavia, in alcuni casi, un disturbo depressivo maggiore può svilupparsi improvvisamente (per esempio, quando è associato ad un grave stress psicosociale).

Anche la durata di un episodio depressivo maggiore è variabile. Tipicamente, l’episodio, se non è trattato, dura 6 mesi o più.

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Sintomi della distimia

14:15:21, Aree di intervento: Disturbo Distimico  

Il tono dell’umore basso costituisce il sintomo principale che comporta poi tutti gli altri. Si tratta di una vera e propria tristezza. La persona con distimia si preoccupa e prova tristezza e sconforto per stimoli minimi o in modo sproporzionato agli eventi negativi, tende ad avere una visione negativa di sé e della vita e trae poco piacere dagli stimoli esterni.

Un altro sintomo primario è l’anedonia anche se non si presenta in forma così marcata come nella depressione maggiore: il distimico può provare piacere, ma ciò non è sufficiente a cambiare l’umore triste di fondo.

La persona distimica tendenzialmente è ansiosa, tende, infatti, a preoccuparsi eccessivamente.

Anche nella distimia si possono presentare disturbi cognitivi, che sono secondari all’abbassamento del tono dell’umore: affaticabilità mentale con difficoltà di concentrazione e di memorizzazione, difficoltà nel prendere decisioni, scarsa stima di sé e senso d’inadeguatezza.

Possono essere presenti sfumate idee di colpa, preoccupazioni economiche ed ipocondriache.

Come in tutti i depressi, anche il distimico può avere idee di morte. Il rischio di suicidio è più elevato rispetto alla popolazione generale, ma meno elevato rispetto alla depressione maggiore.

La persona avverte variazioni dell’appetito: ad esempio poco appetito, astenia, alterazioni del ritmo sonno-veglia, con difficoltà nell’addormentamento o presenza di multipli risvegli notturni, diminuzione del desiderio sessuale.

Nella distimia si osservano gradi diversi di compromissione del funzionamento psicosociale che non raggiunge i livelli di interferenza che si possono osservare nella depressione maggiore o nel disturbo depressivo ricorrente.

Possiamo dire che la persona che soffre di distimia presenta più o meno gli stessi sintomi di una persona che soffre di depressione maggiore, ma essi sono meno intensi e meno invalidanti.

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27.07.07

Caratteristiche della fobia sociale: come vive i rapporti con gli altri?

14:32:19, Aree di intervento: Fobia Sociale  

La persona con fobia sociale, valuta le situazioni sociali come pericolose, per la paura di agire in modo non adeguato, per cui pensa che gli altri lo giudicheranno in modo negativo. Anche l’opinione e la percezione di se stesso risulta negativa: pensa di non essere capace, di non essere all’altezza della situazione per cui sicuramente farà una brutta figura.

Prima di vivere le situazioni sociali, prova ansia anticipatoria. Per poterle affrontare, la persona tende a pensare e a visualizzare tutto ciò che gli potrà capitare e tutte le domande che gli potranno porre, individuando in anticipo i vari comportamenti e le varie risposte, al fine di fare una bella figura. Tale atteggiamento se da un lato è una strategia protettiva per affrontare le situazioni, dall’altra determina ansia e fa sì che le sorprese e tutto ciò che non sia stato programmato in anticipo non vengano tollerate.

Durante l’interazione sociale, si è concentrati sulle proprie risposte somatiche, sulla valutazione che potrebbe ricevere dagli altri e sull’opinione che ha di se stesso. La persona può, infatti, controllare ogni singola parte del proprio corpo e se c’è attivazione fisiologica cerca di rimanere calmo e tranquillo. Tale atteggiamento fa sì non vengano tollerati i rumori intensi. Per esempio: una persona parla a voce alta e crea fastidio e irritazione, oppure se qualcuno desidera parlare con lui può creare nervosismo, perché non gli permette di concentrarsi su di se. La perdita di controllo su di sé, potrebbe innescare i sintomi del panico.

La persona con fobia sociale può emettere, inoltre, tutta una serie di evitamenti per affrontare la situazione: pensa e si ripete le frasi prima di parlare, si schiarisce la voce, parla velocemente, non guarda negli occhi, … Inoltre, il cercare a tutti i costi di fare una bella figura ha effetti controproducenti: aumenta i sintomi dell’ansia, la persona non risulta spontanea nei suoi movimenti e nell’eloquio. Egli si impone, in modo rigido, di sorridere, di parlare, di essere interessato ai discorsi, deve essere simpatico, si ripete mentalmente cosa dire prima di parlare e ciò può rendere ancora più difficile la conversazione. Alla fine la persona apparirà effettivamente meno simpatico, meno amichevole ed impacciato. I comportamenti protettivi e i sintomi dell’ansia hanno, quindi, effetti negativi sull’immagine di se stesso.

Al termine dell’interazione sociale, la persona che soffre di fobia sociale tende molto a rimuginare e a valutare in modo negativo il suo comportamento, concentrandosi solo sugli aspetti negativi e su ciò che non è riuscito a fare, rafforzando ancora di più le sue convinzioni negative.

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Quali sono le cause della depressione dopo il parto?

14:21:03, Aree di intervento: Disturbo dell'umore  

La scienza non ha fornito dati certi sulle cause della depressione post partum: alcuni studi hanno indicato come fattori predisponenti i cambiamenti ormonali nella donna, più in particolare nel calo del livello degli estrogeni e del progesterone. In realtà ci sono molti altri fattori che concorrono alla comparsa della “depressione post-partum”, perlopiù di origine psicologica legata agli eventi immediatamente successivi al parto, come il cambiamento di ruolo della donna in ambito sociale, il timore per le sue imminenti responsabilità, il proprio aspetto fisico, il nuovo rapporto il patner, la propria autostima.

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La depressione dopo il parto

14:16:18, Aree di intervento: Disturbo dell'umore  

La depressione post-partum (dal latino “dopo il parto”) è una particolare forma di disturbo nervoso che colpisce alcune donne a partire dal 3° o 4° giorno seguente la gravidanza e che può avere una durata di diversi giorni, manifestandosi in qualche caso come depressione vera e propria, accompagnata da forme di psicosi.Oltre il 70% delle madri, nei giorni immediatamente successivi al parto, manifestano sintomi leggeri di depressione. Si tratta quindi di una reazione piuttosto comune i cui sintomi includono delle crisi di pianto senza motivi apparenti, irritabilità, inquietudine e ansietà che tendono generalmente a scomparire nel giro di pochi giorni.Ben più gravi e duraturi sono i sintomi della “depressione post-partum” che possono perdurare anche per un intero anno e che comprendono:

affaticamento
esaurimento
disperazione
inappetenza
insonnia o sonno eccessivo
confusione
pianto inconsulto
disinteresse per il bambino
paura di far male al bambino o a se stessa
improvvisi cambiamenti di umore

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26.07.07

Esempi di pensieri, emozioni e comportamenti di chi soffre di fobia sociale

14:10:44, Aree di intervento: Fobia Sociale  

Situazione: dal Barbiere

Pensieri: “Se mi parla, non so cosa dire”, “Penseranno che sono stupido”, “Se mi stringe troppo il collo con il telo e mi sento soffocare?”, “Se mi fa lo shampoo e io inizio a stare male e voglio andare via, chissà cosa potrà pensare?”, “Se non mi lascia uscire dal negozio?”, “Se gli altri vedono che sto male, penseranno che sono strano”, “Se c’è gente e devo aspettare troppo”
Emozione: Paura 70

Comportamento: Vado solo su appuntamento, Cambio spesso il barbiere, Parlo poco, Faccio finta di essere interessato a qualcosa,così gli altri non mi parlano, Pianifico in anticipo cosa dire.

Situazione: Pranzo al ristorante con amici

Pensieri: “Se inizio a sentirmi male, non riesco a mangiare e il cameriere inizia a chiedermi il perché”,“Se gli altri si accorgono che non sto bene?”,“E se non voglio parlare ?”,“E se non sono simpatico?”,“E se non mi fanno uscire per respirare?”,“E se la porta di uscita è chiusa a chiave?”,“E se devo aspettare tanto per pagare e noteranno che sto male?”,“E se mi tremano le mani e gli altri lo vedono?”

Emozione: Paura 70

Comportamento: Parlo poco di me, Faccio domande, Parlo velocemente, Non guardo nessuno in faccia, Mi siedo in una zona in ombra o più nascosta

Situazione: A casa della mamma della fidanzata

Pensieri: “E se mi fa delle domande e non me la sento di rispondere e devo parlare per forza?”,“E se non sono simpatico?“, "E se non gli piaccio?”, “E se pensa che non sono il fidanzato giusto per sua figlia?”, “Che idea ha di me?”, “E se mi sento male e voglio andare via?”

Emozione: Paura 100

Comportamento: Evito di andare a casa loro

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Che differenza c'è tra ansia e paura?

14:04:36, Aree di intervento: Ansia, Paure, Fobie  

Preoccuparsi è una reazione normale della vita quotidiana.

Sarà capitato a tutti di aver avuto paura per problemi sul lavoro, per la salute e l’educazione dei figli, spese da pagare, discussioni familiari, scelte da valutare o semplicemente pensieri che condizionano le nostre notti.

L’ansia fa parte della vita di tutti i giorni.

In generale, l’ansia e la paura sono molto simili: il sentimento di paura (dal latino “pavor”) è una normale risposta ad una minaccia sia essa immaginaria o reale; l’ansia (dal latino anxius, che significa preoccupato rispetto ad un evento incerto e da una radice greca che significa “spingere forte” o “strangolare”) è la preoccupazione per le piccole attività che dobbiamo portare a termine.

L’ansia e la paura a livelli moderati possono risultare utili, permettendoci di reagire tempestivamente di fronte a un pericolo e mettendoci in allerta di fronte ad una situazione difficile. La preoccupazione per l’esame, che dobbiamo sostenere, ci stimola a studiare, di fronte ad un problema cerchiamo la soluzione migliore.

Se l’ansia, la preoccupazione e la paura sono molto intense possono ostacolare qualsiasi prestazione e bloccarci.

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Quanto è comune il Disturbo Ossessivo Compulsivo?

13:59:01, Aree di intervento: Disturbo Ossessivo Compulsivo  

Se si considera che la popolazione italiana è di circa 50 milioni, ci sono almeno 1.250.000 persone che hanno avuto o che presentano adesso il Disturbo Ossessivo Compulsivo. La gravità del disturbo è estremamente varia, così come il modo con cui si manifesta; alcune persone riescono a convivere con opportuni espedienti anche per molti anni, prima di consultare il medico, altri si trovano “catturati” completamente dal disturbo e richiedono quasi subito l’aiuto.
E’ importante considerare che i sintomi del Disturbo Ossessivo Compulsivo possono cambiare nel tempo. E’ frequente che nello stesso paziente, cambi il contenuto delle ossessioni o può cambiare qualcosa di un rituale, o tutto un rituale può scomparire mentre uno nuovo e diverso viene messo in atto.

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A che età può esordire il Disturbo Ossessivo Compulsivo?

13:58:14, Aree di intervento: Disturbo Ossessivo Compulsivo  

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo esordisce in media tra i 20 e i 25 anni. Ma ci sono persone che ne vengono colpite in età più giovane: il 15% dei pazienti ha un esordio precocissimo, intorno ai 10 anni, altre vengono colpite dopo i 40 anni, anche se sono solo il 5% dei pazienti.
L’età tipica di esordio del disturbo Ossessivo Compulsivo è più precoce nei maschi, che manifestano i primi sintomi gravi verso i 19 anni o prima, mentre le femmine manifestano sintomi ossessivi – compulsivi più tardi, verso i 22 – 25 anni, o dopo.

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Cosa pensano le persone che soffrono di ansia generalizzata?

13:55:11, Aree di intervento: Disturbo d'Ansia Generalizzata  

Tendenzialmente le persone che soffrono di ansia generalizzata, hanno delle credenze positive rispetto alle loro preoccupazioni:

· Preoccuparmi mi aiuta a gestire meglio il problema
· Se mi preoccupo riesco ad evitare il problema
· Se rimugino sono sempre pronto per ogni evenienza
· Preoccuparmi mi aiuta a tenere le situazioni sotto controllo. Penso in anticipo a tutto ciò che potrebbe accadermi e ipotizzo le possibili soluzioni.

Le credenze possono essere anche negative:

· Non ho il controllo delle mie rimuginazioni
· Le rimuginazioni sono dannose
· Rimuginare può portarmi alla follia
· Non è normale rimuginare

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Quante persone soffrono di ansia generalizzata?

13:54:14, Aree di intervento: Disturbo d'Ansia Generalizzata  

Il Disturbo d’Ansia Generalizzato (GAD) risulta presente nel 3-8% della popolazione. Il disturbo è distribuito maggiormente nel sesso femminile: attualmente il rapporto M/F è di 1:2, Tale disturbo d’ansia è maggiormente presente nella fasce di età compresa tra i 20 e i 40 anni e nelle classi sociali meno abbienti.

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23.07.07

Caratteristiche tipiche e sintomi della bulimia

13:30:33, Aree di intervento: Bulimia Nervosa  

La bulimia si caratterizza per la presenza di abbuffate e di metodi inappropriati di compensazione usati per prevenire il conseguente aumento di peso.

Per abbuffata, o crisi bulimica, si intende l’ingestione di una quantità di cibo più grande e spropositata rispetto a quanto la maggioranza degli individui assumerebbe in circostanze simili. Inoltre, il cibo viene divorato in meno di due ore. Mangiare una grande quantità di cibo durante una festa, una ricorrenza o al ristorante, non è un’abbuffata. Ogni singolo episodio di abbuffata non deve avvenire necessariamente in un unico contesto: l’abbuffata può iniziare al ristorante e concludersi a casa. Non può essere considerata una abbuffata il continuo “spiluccare” piccole quantità di cibo durante l’arco della giornata.

I metodi di compensazione riguardano: il vomito, uso di lassativi, diuretici, digiuno, attività fisica eccessiva, uso di ormoni tiroidei per accelerare il metabolismo ed evitare l’aumento di peso.

Le persone che soffrono di bulimia si vergognano delle loro abitudini alimentari tentano di nasconderle. Le crisi bulimiche avvengono in solitudine. L’episodio può essere più o meno pianificato, ed è di solito caratterizzato (anche se non sempre) dalla rapidità dell’ingestione del cibo. L’abbuffata spesso continua sinché l’individuo non si sente “così pieno da star male”.

Il livello di autostima è piuttosto basso ed è molto condizionato dalla forma e dal peso corporeo. Le persone con bulimia sono scontente di se stesse, piuttosto autocritiche. L’umore è spesso depresso.

Durante l’abbuffata la persona sente di perdere il controllo: non riesce a fermarsi. Prova, inoltre, un senso di estraneamento: quasi come se il resto della stanza non esistesse, alcune persone non sentono il telefono suonare, sono completamente assorte.

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Bulimia: L’esperienza di Giulia

13:03:33, Aree di intervento: Bulimia Nervosa  

All’età di 15 anni, Giulia intraprende una dieta drastica: mangia pasta in bianco, insalata scondita, pochissima carne ed elimina completamente dolci e patatine fritte. Il peso scende velocemente nell’arco di un anno, passando dai 60 Kg. ai 50 Kg. All’età di 16 anni Giulia ha la sua prima abbuffata. A 17 anni le abbuffate cominciano a verificarsi con regolarità fino ad arrivare, nei periodi peggiori, a 5 alla settimana. Giulia cerca di compensare con l’attività fisica e le restrizioni alimentari. A 19 anni si provoca per la prima volta il vomito; dice di essere stata talmente male (dolori allo stomaco, emicrania, senso di confusione e sbandamento il giorno successivo) da aver subito abbandonato questa condotta compensatoria. Giulia non ha mai utilizzato né lassativi, né pillole anoressizzanti, né diuretici. Il ciclo mestruale non si è mai interrotto.
Nell’arco di pochi minuti Giulia divora grandi quantità di cibo.
Ogni volta, dopo l’abbuffata, Giulia prova forti sensi di colpa, il giorno successivo si sveglia con vari malesseri fisici come mal di stomaco e sensazione di gonfiore, pesantezza alle gambe. Afferma: “Non sono in grado di controllarmi, passo da un eccesso all’altro, il mio peso, il mio corpo è stato sempre un problema per me”.
Quando si sente sola ed annoiata, quando litiga con i genitori o il fidanzato, nei momenti di tristezza o quando si guarda allo specchio e non si piace, Giulia si abbuffa.

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20.07.07

Cosa fare prima di iniziare un trattamento specifico per il panico?

14:40:17, Aree di intervento: Disturbi D'Ansia, Disturbo di Panico  

Prima di formulare una diagnosi di panico è importante, anzi, necessario escludere problemi a livello fisico. Patologie mediche generali, quali quelle cardiovascolari, polmonari, neurologiche, endocrinologiche e gastrointestinali, possono essere diagnosticate insieme o confuse con il disturbo di panico. Si rischia, così, di curare i sintomi, pensando che sia ansia, invece esse appartengono a qualche altro disturbo. Il medico di base dovrebbe prescrivere gli esami specifici per poter diagnosticare correttamente il disturbo d'ansia.
Sarà compito del terapeuta individuare la presenza di eventuali altri disturbi associati al disturbo di panico, che complicano il quadro clinico del paziente, al fine di scegliere il trattamento più adeguato da utilizzare. Il disturbo di panico può essere, infatti, associato con altri disturbi d’ansia che richiedono trattamenti cognitivi comportamentali più specifici, per favorire la remissione completa dei sintomi. Spesso troviamo persone che presentano una fobia sociale o un Disturbo Ossessivo Compulsivo associati al panico. Sarebbe, quindi riduttivo curare solo il panico. E' necessario un trattamento specifico per gli altri disturbi associati.

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18.07.07

Quali sono i sintomi dell’ Episodio Depressivo Maggiore?

13:58:43, Aree di intervento: Depressione Maggiore  

depressione

Per parlare di Episodio depressivo Maggiore, la persone deve segnalare cinque o più dei sintomi sottoelencati che devono essere stati contemporaneamente presenti durante un periodo di 2 settimane e rappresentano un cambiamento rispetto al precedente livello di funzionamento; almeno uno dei sintomi è costituito da 1) umore depresso o 2) perdita di interesse o piacere.

1. Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno.
2. Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno.
3. Significativa perdita di peso, senza essere a dieta o aumento di peso, oppure diminuzione o aumento dell’appetito quasi ogni giorno.
4. Insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno.
5. Agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno.
6. Faticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno.
7. Sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati, quasi ogni giorno.
8. Ridottà capacità di pensare o di concentrarsi o indecisione, quasi ogni giorno.
9. Pensieri ricorrenti di morte (non solo paura di morire), ricorrente ideazione suicidaria senza un piano specifico o un tentativo di suicidio o l’ideazione di un piano specifico per commettere suicidio.

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Cosa prova e come si sente la persona che soffre di panico?

13:49:55, Aree di intervento: Attacco di panico  

Ricordo ancora la prima volta che ho avuto un attacco di panico. Ero in pizzeria con i miei amici. Ridevo, scherzavo, poi all’improvviso il cuore ha iniziato a battere forte, mi sono spaventato. Ho subito pensato al peggio: un attacco di cuore. Mi girava la testa, non riuscivo a parlare, vedevo tutto sfuocato, non riuscivo a respirare. I miei amici hanno subito chiamato l’autoambulanza. Ero terrorizzato e soprattutto convinto di morire. E’ stato terribile. Mi hanno fatto tutti i controllo. Per fortuna non è stato riscontrato alcun danno a livello cardiaco. Ma da circa tre anni io sto male e vivo con il terrore dell’ansia.

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L’attacco di panico: i sintomi

13:48:01, Aree di intervento: Attacco di panico  

Un attacco di panico è un periodo preciso di intensa paura o disagio, accompagnato da almeno 4 sintomi somatici o cognitivi: palpitazioni, sudorazione, tremori fini o a grandi scosse, sensazione di soffocamento, sensazione di asfissia, dolore o fastidio al petto, nausea o disturbi addominali, vertigini, derealizzazione o depersonalizzazione, paura di perdere il controllo o di impazzire, paura di morire, parestesie e brividi o vampate di calore.

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16.07.07

Sintomi del Disturbo Ossessivo Compulsivo: ossessioni e compulsioni

13:11:03, Aree di intervento: Disturbo Ossessivo Compulsivo  

Le ossessioni sono idee, pensieri, impulsi o immagini mentali ricorrenti (quando si presentano alla mente con frequenza), persistenti (quando non possono essere allontanate e occupano la mente in modo continuativo). Le ossessioni sono vissute dal soggetto come intrusive e inappropriate e causano ansia o disagio marcato. L’individuo vive il contenuto delle ossessioni come estraneo, non regolato dal proprio controllo, e non è il tipo di pensiero che si aspetterebbe di avere. L’individuo è capace di riconoscere che le ossessioni sono il prodotto della sua mente, ma il loro contenuto è vissuto come illogico e insensato.

Le ossessioni più frequenti sono:

· pensieri ripetitivi di contaminazione (per es. essere contaminati quando si stringe la mano a qualcuno, paura di aver toccato oggetti contaminanti, come il denaro, paura di far ammalare gli altri contaminandoli);
· dubbi ripetitivi (per es. chiedersi se si è lasciata la porta aperta, se il rubinetto del gas è stato chiuso, se ci si è comportati in modo tale da causare lesioni a qualcuno guidando)
· necessità di avere le cose in un certo ordine (intenso disagio quando gli oggetti sono in disordine o asimmetrici);
· impulsi aggressivi o terrifici ( per es. paura di aggredire qualcuno o paura di gridare oscenità in Chiesa);
· fantasie sessuali (idee ricorrenti a carattere sessuale e pornografico).

Le ossessioni non sono semplicemente preoccupazioni eccessive riguardanti problemi reali della vita ed è improbabile che siano correlati a reali problemi della vita.

Le ossessioni creano disagio al soggetto, che può derivare da due condizioni:
1 il contenuto delle ossessioni è in disaccordo con il modo consueto di comportarsi dell’individuo, con i suoi valori morali e religiosi;
2 il disagio si origina dal fatto che le ossessioni ritornano continuamente ad occupare la mente del soggetto, non lasciano tregua, impediscono di pensare ad altro.

Le compulsioni sono comportamenti ripetitivi (lavarvi ripetutamente le mani, riordinare, allineare di continuo oggetti, controllare continuamente di aver eseguito una determinata azione, etc.) o azioni mentali (pregare, contare, ripetere mentalmente delle parole) il cui obiettivo è quello di prevenire o ridurre l’ansia o il disagio, e non quello di fornire piacere o gratificazione.

In alcuni casi, la persona mette in atto comportamenti stereotipati, che esegue con precise modalità, senza essere in grado di spiegarne il significato. Le compulsioni sono eccessive e non connesse in modo realistico con ciò che sono designate a neutralizzare o prevenire; il soggetto si sente però obbligato, forzato a metterli in atto, non si sente più libero di decidere in completa autonomia.

Comuni compulsioni:

· compulsioni di lavaggio e pulizia riguardanti mani, corpo, oggetti, utensili, vestiti, misure di evitamento e di prevenzione del contatto con possibili fonti di contaminazione, etc.
· compulsioni di controllo di serrature, gas, utensili da cucina, etc.
· compulsioni di iterazione: rilettura, riscrittura, ripetizione di parole o frasi, movimenti con significato magico specifico
· compulsioni di ordine: riordinare, allineare, seriare oggetti, etc.
· compulsioni di raccolta accumulo di oggetti senza significato
· altre compulsioni movimenti motori “finalizzati” ma senza significato (toccare, strofinare, battere le dita), distruzione compulsiva di particolari oggetti.

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Disturbo Ossessivo Compulsivo: in che cosa consiste?

13:09:45, Aree di intervento: Disturbo Ossessivo Compulsivo  

Il disturbo ossessivo–compulsivo è un disturbo d’ansia, caratterizzato da ossessioni o compulsioni ricorrenti, che possono presentarsi insieme nello stesso paziente, o possono essere isolate (ci sono pazienti che hanno solo ossessioni e pazienti, più raramente, che manifestano solo compulsioni), sufficientemente gravi da far impiegare tempo (richiedono più di un’ora al giorno), e generano forte disagio e sofferenza (DSM - APA, 1994).

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Cosa prova e come si sente chi soffre di D.O.C.?

09:35:44, Aree di intervento: Disturbo Ossessivo Compulsivo  

Teresa

La mia vita è un inferno. Trascorro il mio tempo a controllare e ricontrollare se gli oggetti sono puliti. La mia testa è invasa da continui pensieri: “è pulita?”, “chi l’ha toccata?”, “e se l’ha toccata qualcuno che ha delle malattie!”, “se tocco un oggetto sporco, posso contaminarmi?”. Questi pensieri mi creano uno stato di ansia pazzesca e mi sento costretta a pulire e disinfettare. Ore ed ore a pulire, mi piacerebbe dedicarmi ai miei figli, ai miei hobby che adoravo, ma non posso. E’ più forte di me!. Non invito nessuno a casa mia, perché subito dopo devo disinfettare tutto ciò che è stato toccato dagli altri.

Vittoria

Ho un bellissimo bambino di due anni che adoro e per nessun motivo al mondo potrei fargli del male. Eppure la mia testa è martellata da continui impulsi di buttarlo per terra e di spingerlo. Non capisco perchè provo questi impulsi, non li vorrei. Mi spaventano, mi sento ansiosa. Evito di stare da sola con mio figlio oppure vado a controllare 20, 30 volte che stia bene quando dorme.

Luca

Pazzesco, non riesco più a guidare la mia auto. Ho paura di investire i pedoni o le persone che mi passano vicino con la moto. Ho continui dubbi: "e se l'ho investito e non me ne sono accorto?" Mi agito e torno indietro a controllare se ci sono cadaveri sulla strada, controllo sotto la mia auto. Un giorno ho controllato 15 volte lo stesso percorso.

Antonella

Conduco da anni una doppia vita: a lavoro sembro una persona serena e tranquilla, a casa esplode il mio doc. Rimango bloccata sotto la doccia 3 ore per lavarmi e rilavarmi seguendo un preciso rituale e se per caso vengo interrotta dai miei familiari devo ricominciare tutto.

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Caratteristiche e sintomi del Disturbo d’Ansia Generalizzata

09:30:39, Aree di intervento: Disturbo d'Ansia Generalizzata  

Il Disturbo d’Ansia Generalizzata si caratterizza per la presenza di ansia e preoccupazione (attesa apprensiva) eccessiva, che si manifestano per la maggior parte del tempo per almeno 6 mesi, rispetto ad una grande quantità di eventi e situazioni.

L’ansia e la preoccupazione sono accompagnate da almeno tre sintomi, tra cui: irrequietezza, facile affaticabilità, difficoltà di concentrazione, irritabilità, tensione muscolare e sonno disturbato.

Insieme alla tensione muscolare possono essere presenti: tremori, contratture, scosse e dolori muscolari, sintomi somatici tra cui: freddo, mani appiccicose, bocca asciutta, sudorazione, nausea o diarrea, pollachiuria, difficoltà a deglutire, o “nodo alla gola”. I sintomi peggiorano nei periodi di stress.

La persona riconosce che le preoccupazioni sono eccessive e presenta difficoltà a controllarle.

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Come si sente e cosa prova chi soffre di ansia generalizzata?

09:28:10, Aree di intervento: Disturbo d'Ansia Generalizzata  

Sono agitata, nervosa, mi preoccupo facilmente e per tutto. Spesso ho la sensazione di non poterne proprio più, mi sento tesa come una corda di violino. Mi basta poco per agitarmi: ho degli invitati a cena e mi preoccupo: “devo andare a fare la spesa, quando vado?, “cosa cucino?”, “piacerà a tutti?”, “devo pulirmi la casa”, “riuscirò a far tutto?”. Più penso a tutte le cose che devo fare e più mi agito. Inizio ad avvertire tensione ai muscoli, il cuore batte più velocemente. Mentre sono a fare la spesa, non riesco a godermi il momento, perché penso alle altre 200 cose che dovrò fare. Finalmente arriva l’ora di cena. Ma io sono stanca morta, vorrei solo andare a letto.

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Starbene: mente-corpo

Dott.ssa Maria Narduzzo
Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Terapeuta EMDR
Docente dell'Istituto Watson
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