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22.11.07

Come gestire il bambino dispettoso?

23:37:47, Aree di intervento: Disturbo Oppositivo Provocatorio  

Mio figlio fa i dispetti, provoca, non la smette e noi ci sentiamo esasperati

Potrei fare centinaia di esempi concreti per evidenziare il comportamento di mio figlio:

1 Dopo aver apparecchiato, sono andata nella stanza dei miei figli. Io e Luca ci siamo messi a disegnare. Ho invitato diverse volte Alessandro a sedersi vicino a noi per disegnare, ma non mi ha neanche risposto. Dopo pochi minuti Alessandro è andato in cucina, ha preso due piatti ed ha iniziato a batterli uno contro l'altro.

In quel momento ero infastidita dal suo comportamento e più sentivo il rumore dei piatti che si toccavano l'uno contro l'altro e più il mio sangue ribolliva. Ho cercato di ignorare, continuando a disegnare.

Dopo un pò, Alessandro è entrato nella cameretta e mi ha chiesto se avessi sentito il rumore che aveva fatto. Ho cercato di ignorare la domanda e l'ho invitato, prendendolo per la mano, a disegnare con noi.

Siamo stati bene e la mezz'ora prima della cena è trascorsa in modo piacevole.

Cosa sarebbe successo se fossi andata in cucina e lo avessi sgridato? Probabilmente avrei soddisfatto il suo desiderio di irritarmi, anche a costo di essere sgridato.

2. Una sera eravamo tutti nella cameretta dei nostri figli, mio marito stava leggendo un libro per ragazzi. Era un momento bello, tutti insieme. Luca ascoltava con attenzione, Alessandro girovagava per la stanza. Lo abbiamo chiamato per stare con noi, ma lui niente andava avanti e indietro. Ad un certo punto ha aperto il cassetto del fratello ed ha iniziato a buttare per aria i giocattoli. Si girava verso di noi per vedere se lo stessimo guardando ed ogni tanto richiamava l’attenzione del fratello, chiamandolo per nome.

Ho dato un’occhiataccia a Luca come per dire fai finta di niente e stai fermi li dove sei. Abbiamo cercato di non rispondere al dispetto di Alessandro, che alla fine si è arreso all’evidenza.

Non è facile! A volte ci si sente messi alla prova e sfidati. Soprattutto sono dispiaciuta per il fatto che in quei momenti noi siamo per loro. Riesco ad ignorare se ovviamente il suo comportamento non mi sembra pericoloso per lui e per gli altri.

Quando esagera intervengo, cerco di parlare con un tono di voce calmo e tranquillo e se serve lo punisco.

Ho adottato un metodo che mi aiuta: mi parlo, dandomi delle istruzioni: stati calma, stai tranquilla, non urlare, spiega con un tono della voce basso. A volte esco dalla stanza per non intervenire bruscamente.

La cosa che mi da più forza è il pensiero che lui soffre, sta male, ricerca la nostra attenzione, anche se in modo negativo. La nascita della sorellina, la presenza di suo fratello, potrebbe essere vissuto ai suoi occhi come una mancanza di uno spazio tutto suo. Mi da l’idea di un bambino che pur ricevendo 100, voglia 150.

Ogni tanto, il sabato pomeriggio io e mio marito ci separiamo portandoci con noi un bambino, proprio per offrire uno spazio individuale all’interno del quale ridere, parlare e giocare senza la presenza degli altri componenti della famiglia.

3. Ricordo con tanta stanchezza le prime volte che allattavo al seno Claudia. Alessandro arrivava con l'intento di disturbare e portare l'attenzione su di se.

Una volta è andato sotto il lettone cantava a voce alta e con i piedi batteva contro la rete. Un’altra volta è salito in piedi sul letto e saltava a più non posso. Mi sentivo stanca e sfinita: tre bimbi, la casa, il sonno arretrato e il fastidio che in quel momento ho provato per il comportamento di mio figlio. Quasi mi stupissi e pretendessi la sua comprensione e il suo silenzio. Mi stavo per alzare dal letto per rimproverarlo, ma mi ha fermato il pensiero che in quel momento lui provasse gelosia per la sorella, come se lui volesse essere al suo posto. Probabilmente il suo star male lo esternava con la sua irruenza e con il suo disturbo. A quel punto mi è venuto spontaneo prenderlo per la mano, portarlo sul lettone ed abbracciarlo, mentre allattavo la sorella. E’ stato bello stringerli a me.

Ho capito che con mio figlio non servono le sculacciate, le punizioni e le lavate di testa, per eliminare i suoi comportamenti dispettosi e provocatori.

Anzi, la situazione peggiora, degenera: è capace di rispondermi “tanto non mi hai fatto nulla”, “non mi fai male”, “non importa se mi hai tolto il gioco”, anche in questi casi le sue risposte sono finalizzate a sminuire e a provocare ulteriormente. E’ chiaro che le regole le rispetta, non fa quello che vuole.

Ho sperimentato che le coccole, i baci, le attenzioni sulle cose belle che fa, i nostri spazi individuali e l’ignorare le provocazioni sono state utilissime.

A distanza di circa un anno il nostro è ritornato un bellissimo rapporto.

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Il comportamento oppositivo- provocatorio

13:39:06, Aree di intervento: Disturbo Oppositivo Provocatorio  

Quali sono le caratteristiche del Disturbo Oppositivo Provocatorio?

La caratteristica fondamentale del Disturbo Oppositivo Provocatorio è una modalità ricorrente di comportamento negativistico, provocatorio, disobbediente, ed ostile nei confronti delle figure dotate di autorità che persiste per almeno 6 mesi .

Il Disturbo Oppositivo Provocatorio è caratterizzato da frequente insorgenza di almeno uno dei seguenti comportamenti:

1. Perdita di controllo
2. Litigi con gli adulti
3. Tendenza ad opporsi a ciò che viene detto e stabilito
4. Rifiuto di rispettare le richieste o le regole degli adulti
5. Emissione di comportamenti finalizzati a dare fastidio agli altri
6. Tendenza ad accusare gli altri dei propri sbagli o del proprio cattivo comportamento
7. Tendenza ad essere suscettibili o facilmente infastiditi dagli altri
8. Fare dispetti o essere vendicativi

I comportamenti negativistici ed oppositivi sono espressi frequentemente. La persona con Disturbo Oppositivo-Provocatorio tiene testa agli adulti, non accetta compromessi, mette alla prova, cerca di superare i limiti, anche a costo di venir rimproverati e puniti. La tendenza all'opposizione è più forte della paura di venir puniti.

La persona con disturbo Oppositivo-Provocatorio sente ciò che gli viene detto, ma si comporta intenzionalmente all'opposto, ignorando regole, ordini e divieti.

I comportamenti tipici del Disturbo oppositivo-provocatorio sono quasi invariabilmente presenti nell’ambiente familiare, ma possono non essere evidenti a scuola o nella comunità. I sintomi del disturbo sono tipicamente più evidenti nelle interazioni con gli adulti o i coetanei che il soggetto conosce bene e possono quindi non manifestarsi durante l’esame clinico. Di solito i soggetti con questo disturbo non si considerano oppositivi o provocatori, ma giustificano il proprio comportamento come una risposta a richieste o circostanze irragionevoli.

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Trattamento dell'enuresi

00:55:42, Aree di intervento: Enuresi  

Modello del controllo corticale

Il bambino possiede alla nascita il riflesso di svuotamento della vescica che si manifesta quando la pressione all’interno della vescica causata dall’accumularsi dell’urina, oltrepassa un valore critico.

Man mano che il bambino cresce, non usa più tale riflesso di svuotamento, ma riesce intenzionalmente a trattenere l’urina e a saper svuotare la vescica nel luogo appropriato. Ciò viene permesso grazie alla maturazione dell’apparato urinario e al controllo inibitorio della corteccia cerebrale.

Nel caso di un mancato sviluppo del sistema interno di controllo come avviene nell’enuresi primaria (il bambino, dalla nascita, ha bagnato il letto quasi ogni notte), il trattamento psicoterapico tenderà a favorire l’acquisizione del controllo corticale.

La tecnica usata è quella del “campanello”: che si basa sull’uso di un allarme acustico che suona immediatamente quando il bambino nel sonno emette le prime gocce di urina. Il risveglio deve essere immediato, il bambino dovrà alzarsi, andare in bagno e svuotare completamente la vescica. Qualora il bambino avesse troppo sonno e non volesse alzarsi, i genitori devono farlo comunque alzare dal letto, per andare in bagno. E’ importante spiegare al bambino l’importanza della sua collaborazione.

Dopo un numero relativamente ridotto di risvegli, il bambino impara a percepire le contrazioni vescicali che precedono la minzione e a svegliarsi prima dell’emissione dell’urina.

I risultati si ottengono già dopo 15-20 giorni, ma la terapia deve essere protratta per almeno due mesi per consolidare tale controllo.

Tale trattamento deve essere attuato non prima dei 6 anni, per permettere al bambino di raggiungere una certa maturazione cognitiva e fisiologica, che permette la remissione spontanea del problema enuretico.

Modello della mancata maturazione

Secondo le ricerche sperimentali, i bambini enuretici hanno una ridotta capacità di contenimento della vescica, che può essere particolarmente piccola. Questi bambini appena avvertono lo stimolo sembra che non riescono a trattenere e devono subito urinare (sindrome dell’urgenza), inoltre urinano frequentemente nel corso della giornata (10-12 volte).

E’ consigliabile effettuare una ecografia della vescica per verificare le dimensioni della stessa.

A livello psicoterapico si insegnerà al bambino a trattenere poco per volta l’urina per tempi progressivamente più lunghi, finchè riuscirà a controllare livelli massimi di pressione della vescica. All’inizio il bambino aspetterà pochi minuti prima di urinare, poi 5, poi 10,…

Tendenzialmente i bambini urinano dalle 3 alle 7 volte durante il giorno e saltuariamente si svegliano durante la notte per urinare. I bambini enuretici, urinano spesso anche 10-12 volte. Il terapeuta chiederà ai genitori di monitorare per una settimana il numero delle volte e a che ora il bambino urina.

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Starbene: mente-corpo

Dott.ssa Maria Narduzzo
Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Terapeuta EMDR
Docente dell'Istituto Watson
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